Dopo il cancro al seno. Miriam Milani e la vita riconquistata

 

Le ciocche che cadono nella vasca, una alla volta. Per ogni capello caduto c’è una lacrima che lo accompagna. Un bambino sulle ginocchia a cui spiegare cosa sia, quella malattia che ti morde dentro senza che gli altri possano accorgersene. Nemmeno tu stessa te ne rendi conto, d’altronde.
Sì, arriva la doccia fredda, la diagnosi che non vorresti, i giri negli ospedali, interventi e terapie aggressive. Ma se ti guardi allo specchio sei ancora tu. Poi i capelli iniziano a cadere, piano e silenziosamente, proprio come ti sei ammalata. Alzi lo sguardo e una ragazza malata ti guarda dall’altro lato del vetro.


Un anno fa, la storia di Miriam Milani (#STORIE: Miriam Milani e quel cancro al seno che le ha dato la misura del tempo (associazionegraffiti.blogspot.com)) iniziava così. Era il 30 ottobre 2021, non troppo tempo prima Miriam aveva subito un’asportazione.
Un anno dopo, anche l’intervento di ricostruzione ha avuto luogo e quella che sembrava una battaglia impossibile da vincere, è finita. Miriam ce l’ha fatta e per festeggiare è andata un paio di giorni a Marsiglia, da sola. «Un'esperienza che avevo bisogno di fare, prima della malattia non avrei mai avuto il coraggio di partire da sola» racconta.
Il suo diario di viaggio è un concentrato di sensazioni positive per tutto ciò che vede, sente, fa in quella vacanza tutta per sé.
«Sono andata in giro tutta mattina perché la camera non era ancora pronta e ho pranzato sul porto con un bel piatto di pesce. È stato bellissimo, ho capito che di solito non lo facevo perché c'era sempre la fretta che mi impediva di gustarmi il momento».


«Esco dall'hotel e la prima sensazione è di libertà…l'aria frizzantina del mattino è fantastica, il cielo terso ti dà il buongiorno e non puoi che sorridere, "quanto è bella la vita!"». Tra i racconti di viaggio di Miriam, compare anche l’attenzione che deve prestare al braccio, da proteggere dal sole.
«Oltre alla mastectomia mi hanno fatto anche l'asportazione dei linfonodi, un intervento che viene fatto per evitare che qualche cellula tumorale venga portata in giro per il corpo dai linfonodi». Miriam deve e dovrà stare sempre attenta perché il rischio che si formi un linfedema c’è, e quello non è curabile.
«Devo fare attenzione a non tagliarmi, alle punture di insetti, al calore del sole, non posso fare sauna e bagno turco, non posso fare sforzi con il braccio oltre i 2 kg, niente bracciali o vestiti stretti, depilazione solo con rasoio elettrico, niente smalto semipermanente» spiega.
Guarire significa anche soprattutto continuare a proteggersi.

Ottobre è il mese della prevenzione contro il cancro al seno. In Italia si stima che siano oltre 50 mila le donne colpite, di queste, circa 3500 sono i nuovi casi l’anno, già in metastasi alla prima diagnosi. La pandemia ha rallentato i controlli e le visite preventive, il Covid ha fatto dimenticare per un po’ l'esistenza di altre patologie. Eppure, due anni dopo, è necessario tornare a tenere alta la guardia. Prevenire significa regalarsi il tempo di vivere.
Quando si parla di prevenzione, snocciolare numeri non è sempre efficace, non rende l’idea, non fa pensare che dietro ad ogni cifra ci sia una persona, una donna. Forse è meglio raccontare storie, come quella di Miriam. Store che ricordano che la guarigione è una possibilità da contemplare, perché quando sei in mezzo al mare non pensi che ci possa essere una riva sulla quale arrivare.
 

Maria Ducoli