Frontespizio del "Libro Mastro" dei Terrazzani |
Quasi quattrocento immagini, che riproducono registri, corrispondenza, relazioni, libri contabili. I documenti, che vanno dal 1824 alla metà del '900, rappresentano la testimonianza scritta, giunta fino a noi, dell'attività dei Terrazzani di Zoanno.
Nella piccola frazione di Ponte di Legno, infatti, come nel resto della Valle, ha operato per secoli una vicinia, l'assemblea dei rappresentanti delle famiglie "originarie", che costituiva il corpo elettorale e una delle sedi decisionali del comune antico.
I Terrazzani di Zoanno in breve
Non sappiamo quando siano nati, come vicinia, i Terrazzani di Zoanno: i documenti conservati nell'archivio diocesano di Brescia li dimostrano già attivi nel 1600. Nel loro archivio si trova la data del 25 agosto 1744, che segna un momento di svolta: per sfuggire alle leggi venete sulla mano morta, i vicini di Zoanno inscenano una finta compravendita, vendendo e riacquistando nello stesso giorno tutti i beni intestati alla chiesa locale, che costituiranno il nucleo iniziale del loro patrimonio.
Nella prima metà del '900 li vediamo impegnati nella gestione del caseificio, nell'affitto di prati e campi e nella manutenzione dell'edificio sacro della frazione.
Parteciperanno poi alla costituzione del Consorzio agrario di Meda, per lo sfruttamento di alcuni pascoli di alta quota, e, da quando saranno possibili libere elezioni, si riuniranno per scegliere un rappresentante della frazione da candidare nelle liste elettorali delle amministrative.
La loro attività continua tutt'oggi: si sono costituiti formalmente come associazione solo nel 1988, adottando uno statuto e cambiando la loro denominazione in Ente autonomo Terrazzani di Zoanno.
Hanno anche un sito web, http://www.terrazzani-zoanno.
L'archivio digitale
Grazie all'impegno di due terrazzani, i maestri in pensione Elena Cesari e Alfredo Faiferri, è ora possibile esplorare on line il piccolo archivio dell'ente.
Conservato in una valigia di cartone dal sapore antico, il fondo documentario è frammentario ma conserva la capacità di raffigurare ai nostri occhi epoche diverse, e per certi versi incomprensibili, soprattutto per chi è nato dopo gli anni '70 del secolo scorso.
"Il materiale dell'archivio dei Terrazzani è un grande affresco sulla vita di Zoanno nel corso dei secoli: vi si trovano notizie sull'economia, sulla religione, sulle famiglie, sui beni comuni", scrivono gli autori.
I documenti, che nella valigia si trovavano spesso in stato di disordine e non erano suddivisi in fascicoli, sono stati riordinati virtualmente, nell'archivio digitale, dove vengono presentati suddivisi per temi.
Si tratta del lavoro di due appassionati, che hanno voluto "prolungare di fatto la vita di quanto c'è scritto su ogni foglio" e che, con questo lavoro intendono "interessare chi lo consulterà, fornendo conoscenze e stimolando studi e ricerche".
Memoria sul restauro delle campane, 1879 |
Anche a Zoanno, abbiamo una banca?
Sono molte curiosità che possono emergere dalla lettura dell'archivio: dalla rivalità con gli abitanti di Pezzo per il possesso di pascoli e altri beni comuni, alle dispute interne alla frazione per l'utilizzo del caseificio, che ha funzionato fino agli anni '70 del sec. XX. Nel fondo archivistico si trova anche un registro proveniente da un archivio privato, il "Libro A di Bartolameo Favallini di Zoanno", che data almeno al 1824: si tratta di una scrittura contabile, utilizzata per documentare prestiti, lavori svolti e affitti. Pur nella sua apparente aridità, il volume contiene numerose informazioni sulla vita zoannese tra il Regno Lombardo Veneto e l'Unità d'Italia, grazie alle annotazioni che l'autore ha posto a commento dei suoi conti: per questo i due ricercatori lo hanno ribattezzato, con licenza poetica, "Zibaldone" .
Tra le attività del Favallini vi era anche quella di prestatore di denaro: ma non era l'unico soggetto a cui gli abitanti si potevano rivolgere quando avevano necessità di liquidità. Anche gli stessi Terrazzani potevano svolgere la funzione di una "piccola banca" locale, come documentato dal loro libro mastro, che testimonia attività di prestito risalenti ancora al '700.
Ivan Faiferri
APPROFONDIMENTO: Un po' di storia delle vicinie |
Le leggi napoleoniche di inizio Ottocento, riformando la struttura del comune e imponendo il criterio del censo come base del diritto di voto, hanno tolto alle vicine il loro ruolo a metà strada tra il pubblico e il privato. Molte vicine sono sopravvissute ancora per circa un secolo, spesso come enti di beneficenza, amministrando antichi lasciti caritatevoli per la distribuzione di sale, la sussistenza di cappellani, il funzionamento di piccole scuole. Le leggi eversive, tra il 1860 e il 1890, hanno comportato la soppressione di molti di questi enti, il cui patrimonio è stato inglobato dai comuni e dalle congregazioni di carità.
Riconosciute a livello giuridico nazionale da un'importante sentenza del tribunale di Breno del 1904, le vicine superstiti hanno subito un nuovo attacco negli anni '80 del Novecento, con il tentativo di far passare il loro patrimonio agli istituti diocesani per il sostentamento del clero.
Oggi sono ancora diverse le vicinie che sopravvivono in Valle, come associazioni di privati, impegnate nella amministrazione di patrimoni secolari, nella promozione di attività agricole e sociali, e con l'importante funzione di essere dei centri di attività e anche di dibattito all'interno dei nostri piccoli paesi.