Depurazione in Valle: la frammentazione non aiuta. Delbarba risponde a Maculotti

Gentile Maculotti,
mi permetta di aprire dissentendo dal suo definirsi incompetente. Il suo passato di buona amministrazione la smentisce. Le sue considerazioni sulla depurazione della Valle Camonica mi trovano assolutamente d’accordo. La gestione dei reflui deve essere realizzata in un’ottica di rete, altrimenti i cittadini dei territori che “puliscono”, cittadini che concorrono in bolletta a pagare la depurazione, vedono i propri sforzi vanificati dai territori che “sporcano”. Se il corso d’acqua è lo stesso, perché la depurazione sia efficace deve riguardare tutti i territori, prima, lungo e dopo il corso d’acqua.Certo, gli impianti di depurazione e la realizzazione dei collettori richiedono risorse, progetti e tempi di cantiere, sarebbe quindi irrealistico pensare di poter far tutto ovunque nello stesso momento. Ma la situazione della Valle Camonica, come lei ricorda, è lì a dimostrare che oltre ai tempi inevitabili, talvolta se ne aggiungono altri.

Il gestore unico, così come è stato individuato, non sarà la soluzione perfetta, ma l’ingresso fin da subito di un unico soggetto pubblico, con capacità e volontà d’investire, nelle zone ancora gestite in economia, avrebbe probabilmente portato a una situazione diversa da quella attuale, un vero e proprio puzzle che vede diverse gestioni, con il risultato che sottolineava: da un lato si sporca e dall’altro si pulisce.
Da parte nostra stiamo realizzando le o
pere che ci competono, il collettamento di Sonico ed Edolo e, come lei stesso sottolinea, il tratto di Berzo Demo, Sellero e Cedegolo.

Per fare sintesi, sul tema depurazione la frammentazione non aiuta a raggiungere quello che dovrebbe essere l’obiettivo comune della Valle: che nell’Oglio finiscano solo scarichi depurati. Dovrebbe intervenire la Regione? Non lo so, ma già consentire al gestore unico di esserlo davvero e fino in fondo porterebbe ad altri scenari.


Sul tema della risorsa idrica potabile, quella dell’acqua che sgorga talvolta copiosa dalle rocce delle montagne è una meravigliosa immagine che testimonia e garantisce vita. Essa non appartiene peraltro ai cittadini che abitano in prossimità delle sorgenti, scorre veloce verso sud, attraversa confini che non conosce e porta vita. Non può essere ricondotta a un interesse privato poiché è il più grande dei beni comuni, né può essere attribuita ad un solo campanile perché non può che essere universale.
Non sarà sufficiente avere molta acqua, occorrerà controllarla, condurla efficientemente, misurarne i consumi, collettarla, depurarla, restituirla (pulita) all’ambiente. Essere in molti a condividere una così importante gestione non deve spaventare: più occhi, più mani, più intelligenze, più esperienze, più risorse. Più saremo è meglio sarà.
Ben vengano quindi le opinioni di chi non è affatto incompetente, ma ragiona in un’ottica complessiva, a vantaggio dell’ambiente. Che è uno, anche là dove i campanili sono molti.

Con reciproca simpatia

Gianluca Delbarba
(Presidente Acque Bresciane)


[Fotografia di Fabrizio Monaco]