L'organizzazione dei nostri comuni? La rivoluzionerei così

Il sindaco di Malegno Paolo Erba ha risposto alla lettera aperta di Giancarlo Maculotti, pubblicata qualche settimana fa sul nostro blog:

Caro Giancarlo,
partiamo dal tema burocrazia: per i piccoli comuni la richiesta “burocratica” è troppo elevata. Siamo giganti con i piedi di argilla. Gestiti da generali del dopolavoro senza truppe. Se non ci fosse un esercito di volontari, sotto forma di consiglieri, assessori, sindaci e funzionari comunali, in montagna non gestiremmo più nemmeno l’ordinaria amministrazione.

Chi si aspetta di vedere la Riva o la Tassara gestita da volontari che rubano il tempo per le telefonate durante un altro lavoro o passano in Comune quando riescono? Ci sono in valle organizzazioni di volontariato più strutturate dei nostri Comuni. Eppure questa cosa noi camuni la accettiamo come assodata, è una tra le tante sfighe che ci toccano perché ci ostiniamo a vivere lontani dalle città. Tempo qualche anno e dovremo andare in giro a chiedere la carità di candidarsi, per non avere i commissari.

Qualche anno fa rilanciammo la Città Montana, il modello 2.0 dell’idea di Pierluigi Milani. Successone politico: tutte le forze politiche camune unite. Contro l’idea, né, ma pur sempre unite.
Il cuore del progetto era proprio la diversa organizzazione dei Comuni di montagna.
Provo a dirti cosa farei, potessi avere la bacchetta magica?



1. Delega a enti comprensoriali e società di tutte le funzioni comunali possibili. A titolo di esempio:
  • Tutta la filiera dei rifiuti, compresa di bollettazione, ispettori ambientali (la piaga degli abbandoni è da affrontare di punta), fatturazione e riscossione a Valle Camonica Servizi.
  • Servizi contabili di base al Bim (oltre alle paghe, che fanno già, la gestione dell’Iva, e tutti i debiti informativi nei confronti dello Stato)
  • Tutti i servizi informatici al Bim, un unico software gestionale, magari quello che ha già la maggioranza dei comuni.
2. Le Unioni dei Comuni devono diventare una struttura che fornisce i servizi per 10/15/20.000 abitanti.
Non fondere i comuni ma fondere le loro strutture organizzative. Per molti comuni, se un dipendente con una funzione specifica va in ferie o in malattia chiudiamo il servizio. Molti dei nostri Sindaci si improvvisano stradini, geometri, ragionieri… ma così non va bene.
Potenziando le Unioni dei Comuni, i Sindaci avrebbero finalmente una struttura cui affidarsi, smetterebbero di tappare i buchi organizzativi perché siamo sotto organico e potrebbero dedicarsi alla
visione e alla progettazione. Per i nostri funzionari pubblici potrebbe essere un modo di lavorare più appagante e professionalizzante. Sempre a titolo di esempio:
  • Invece di un tecnico comunale per comune, 6 tecnici per 5 comuni, ognuno specializzato per settore. In alcuni comuni si fa un appalto grosso all’anno, se ci si riesce. Se fosse un solo tecnico per 6/7 comuni a fare gli appalti sopra soglia, risparmieremmo tempo, e avremmo più professionalità.
  • Servizi economici-finanziari gestiti in gruppi di lavoro orizzontali. Questo è uno dei settori più delicati, per il quale l’aumento delle richieste burocratiche da parte dello Stato centrale è stato esponenziale, durante gli ultimi vent’anni.
  • Molti dei nostri uffici e funzionari sono in crisi. Metterli in rete potrebbe diventare una bella ancora di salvataggio.
  • La gestione dei tributi in forma associata; l’anagrafe, tutta la parte comunale dei servizi scolastici, culturali e sociali.

3. La parte politica deve ottenere una legge per la semplificazione organizzativa dei comuni di montagna.
Siamo le avanguardie di tutela di un territorio talmente vasto il cui abbandono potrebbe creare danni incommensurabili alle città. Questo è federalismo. Tema che è storicamente fortemente nostro.

Mi resta la tua ultima domanda, Giancarlo: perché non ho un ruolo negli enti o nelle società.
Credo di non avere il carattere per fare sia il Sindaco sia altri ruoli. Invecchiando, il mio dato nevrotico-ossessivo aumenta, ho bisogno di avere un po’ tutto sotto controllo. E devo mantenere un po’ di tempo per il mio lavoro “vero”, il pedagogista, che mi consente di portare a casa il pane. Magari tra quattro anni, finito di fare il Sindaco; per ora sono molto felice a Malegno.
Però mi è sembrato che l’ultima tornata di nomine negli enti fosse quasi, perdonami l’immagine, una partita a Ciapanò.
Ho avuto la sensazione che lo stesso Sandro Bonomelli avrebbe preferito continuare in Valle Camonica Servizi invece che riprendersi la responsabilità della Comunità Montana. È un tema su cui riflettere, in futuro. Prossima lettera aperta?
Se osservo le partite che amo di più (ambiente, sociale, cultura) sono molto felice del risultato ottenuto: abbiamo ottimi assessori che hanno visione e idee chiare. Sarà un piacere mettermi a servizio delle loro progettualità.

Paolo Erba (Sindaco di Malegno)

Da Graffiti n. 303 (settembre/ottobre 2020)
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