Referendum 8 e 9 giugno: ecco perché dovresti recarti alle urne e votare, qualunque sia il tuo pensiero

Due parole sui motivi per cui unә cittadinә italianә dovrebbe esprimere il proprio voto alle elezioni ogni volta che è chiamatә a farlo. 

 
Sia chiaro. Questo articolo non vuole essere uno strumento di campagna elettorale, ma una riflessione su quanto sia importante esercitare il diritto di voto, anche in quanto dovere civico. 
Nonostante ciò, questa riflessione nasce da una presa di posizione in merito al prossimo referendum che personalmente sto sostenendo. 
Mi chiamo Laura Pe, ho 23 anni e, oltre a essere un’attivista per i diritti LGBTQ+ e femminista intersezionale, in questo periodo sto collaborando alla campagna referendaria promossa da CGIL Valle Camonica-Sebino, attività che sta aiutando notevolmente lo sviluppo della mia coscienza e conoscenza politica, e che per la prima volta mi sta portando a dialogare con tante persone sulla tematica del voto. 
Ed è proprio da quest’ultimo aspetto che nasce la mia riflessione. 
 Nel corso di questa campagna referendaria mi capita molto spesso di sentire pronunciare frasi come “non voto nemmeno se mi pagano”, oppure “non voto perché l’ho fatto tante volte senza ricevere nulla in cambio”. 
Queste frasi mi lasciano sempre sbalordita. Da attivista per i diritti civili ho idea di quanto sia dura la lotta per ottenerli. Il diritto al voto, che ormai, come si può notare, viene dato spesso per scontato, è un diritto civile e un caposaldo della democrazia, e mi lascia attonita vedere come tante persone pretendano addirittura “qualcosa in cambio” per esprimere il proprio voto, senza rendersi conto che il diritto al voto stesso è il “qualcosa in cambio” per la lotta che fu necessaria a ottenerlo, soprattutto per noi donne, ma non solo. 
Suffragio universale. È questa l’espressione utilizzata per indicare che oggi possono votare tutti i cittadini e tutte le cittadine maggiorenni, senza vincoli di genere, di cultura o di ricchezza. 
È una condizione piuttosto recente questa, in atto solo dal 1946, nonostante l’Italia esista dal 1861… è stata una battaglia lunga ben 85 anni. 
Alla nascita del Regno d’Italia, potevi votare soltanto se eri maschio, se eri ricco, se eri in possesso di solide basi culturali, e se avevi almeno 25 anni (pensate un po’, se oggi fosse così, io non potrei votare anche a causa della mia età, inferiore ai 25 anni, oltre perché sono donna). 
Nel corso di quegli 85 anni sono state tante le fasi e le battaglie che hanno portato al suffragio universale che oggi conosciamo: ad esempio, il suffragio universale maschile è stato raggiunto soltanto nel 1918 (dal 1912 potevano votare tutti i maschi trentenni), mentre per le donne, il diritto di voto è assai più recente: a battersi in tutta Europa per ottenere il diritto di voto furono le femministe della prima ondata, che portavano il nome di “Suffragette”.  
Il movimento delle Suffragette ha la sua massima attività in Inghilterra, ma si è espanso in tutta 
Europa, ed è ciò che ha aiutato anche le donne Italiane a ottenere il diritto di voto nel 1946, in occasione del referendum con cui i cittadini, e per la prima volta le cittadine, hanno reso l’Italia una repubblica parlamentare come lo è oggi. 
Questo è il lungo processo che ha portato al suffragio universale, e che oggi consente a tutte, tutti e tuttә noi di esprimere un voto personale ed eguale, libero e segreto, come sancito dall’articolo 48 della Costituzione Italiana.  
Sempre in questo articolo della Costituzione è disposto che l’esercizio del voto è dovere civico, al fine di ricordare l’importanza delle lotte sociali necessarie a conquistarlo. 
Infatti, tuo nonno o il tuo bisnonno (a seconda della tua età) è probabile che abbiano rischiato la vita per permettere a te di votare, mentre se parli con tua madre o tua nonna, sicuramente ti possono raccontare di quando da bambine vedevano il padre votare e la madre no. 
Capite bene che queste mie parole vanno oltre ogni tipo di campagna elettorale, e che vogliono unicamente dimostrare come votare sia il più prezioso esercizio di democrazia che oggi, grazie alle lotte dei nostri ascendenti, abbiamo a disposizione. 
È grave anche, a fronte di tutte queste lotte, che a ricoprire le maggiori cariche politiche oggi non ci siano politici che invitano la cittadinanza a esprimere una determinata opzione di voto a seconda della posizione politica di schieramento, ma persone che invitano all’astensionismo.  
Oltre al dovere civico di “dire la nostra”, personalmente ritengo doveroso oppormi a chi pensa che dovrei rinunciare a farlo. 
E alla fine di tutto questo non mi resta che dirvi: VOTATE. Informatevi su quali sono le diverse posizioni tra cui scegliere (nel caso specifico dell’8 e del 9 giugno, sul contenuto dei cinque quesiti referendari), e poi esprimete liberamente quella che meglio sostiene le vostre opinioni. 
Io trovo che ciò sia semplicemente meraviglioso: mi viene proposta una serie di risposte a un determinato quesito e, in modo totalmente libero, posso determinare quella che più sostengo.  
Ecco cosa significa votare. 
L’8 o il 9 giugno 2025 hai un appuntamento con la Democrazia, fossi in te non mancherei! 
Buon Voto e buona Democrazia a tutte, tutti e tuttә. 

Laura Pe