Non siamo libere. Non ancora, e forse non lo saremo mai. Perché cosa sia davvero la libertà, non è molto chiaro. Eppure se n’è parlato a lungo, due anni di pandemia in cui a più riprese rimuginavamo sui bei tempi andati in cui si poteva uscire, abbracciare, rientrare quando si voleva. Senza autocertificazioni, senza mascherine, senza paura. Poi il Covid è passato e abbiamo iniziato a parlare di quanto si stava bene quando si era liberi di stare in pigiama tutto il giorno, senza la fatica di uscire di casa.
Libertà è una caramella che viene rigirata in bocca, ancora e ancora. Se ne parla, la si rincorre, ma non la si afferra. Non c’è libertà in un mondo in cui le donne non possono accedere all’Università, come hanno disposto i talebani per le giovani afghane. Lo studio è riscatto, una laurea significa voler lavorare, emanciparsi. Una donna che studia è una donna che può decidere di non essere più un oggetto nelle mani del marito e della famiglia. Donna, vita, libertà gridano le donne iraniane a 1.315 km da Kabul. Cos’è, quella libertà. Studiare, lavorare, uscire, non morire per una ciocca di capelli sfuggita dal velo, per aver manifestato chiedendo diritti e rispetto.
La libertà per le donne è ancora un desiderio. E da questa parte, quella fortunata, l’Europa dove tutto è possibile, non è davvero stata conquistata.
Naomi Wolf in Il mito della bellezza scriveva “Le donne ricche, istruite e liberate del “Primo mondo”, che possono godere di libertà di cui nessuna di loro aveva mai potuto beneficiare in passato, non si sentono libere come vorrebbero. E non possono più relegare nel subconscio la sensazione che questa mancanza di libertà ha qualcosa a che vedere con problemi frivoli, cose che non dovrebbero avere nessuna importanza. Molte si vergognano ad ammettere che queste futilità, che riguardano l’aspetto fisico, il corpo, il viso, i capelli, i vestiti, abbiano un peso così grande”.
Ed il punto è proprio questo, che la libertà non c’è da nessuna parte. Per ragioni diverse, è qualcosa di inavvicinabile. Quando le catene non sono visibili, ci si mette la cultura e va a finire che le donne siano costantemente imbrigliate nel mito della bellezza, che non è solo una questione di cosmetici, cultura della dieta o rapporti con gli uomini o le altre donne. No, è una faccenda che non riguarda nemmeno le donne, ma gli uomini e il potere. Non c’è libertà, se si è ancora intrappolate nella rete del maschilismo che detta le regole. E quando non è la cultura a pretendere di dar forma alle ali femminili, sono le donne stesse a farlo, abituate a pretendere il massimo da loro stesse senza ammettere alcun errore, abituate a dover dimostrare ogni giorno di essere all’altezza della propria posizione.
Cos’è la libertà è una domanda a cui non c’è una risposta sola, a cui forse non sapremo mai rispondere. Forse è l’autodeterminazione, o la possibilità di sbagliare, di non essere coerenti. Forse libertà è non avere paura, o - al contrario - essere nonostante la paura, essere nella paura.
Maria Ducoli