Se siete arrabbiati avete ragione. Lettera ai maturandi

Maturandi,
è arrivato il vostro momento, quello che sembra sempre un miraggio e invece eccolo qui, tutto per voi. Cinque anni passati in un soffio, e quella scuola da cui avreste tanto voluto scappare ora è una sorta di casa, salutarla fa quasi male. Perché non si sa cosa ci sarà là fuori, se non vi piacesse? Se scopriste che il mondo non vi sta aspettando? Varcare i cancelli dell’Istituto, a settembre, sarebbe decisamente più facile. Scegliersi il posto migliore, possibilmente vicino al calorifero e alla finestra, ottimale in tutte le stagioni. Il vicino di banco di sempre, i prof del cuore e quelli che proprio non capite come facciano ad insegnare.
E invece dovrete prendere il coraggio a quattro mani e saltare, ognuno per conto suo. Magari, scoprirete che là fuori non è poi così male.

Voi, generazione del triennio in dad, vi state scontrando con una normalità a cui ormai non ambivate più. Voi che la scuola l’avete conosciuta a metà, senza feste dell’ultimo giorno, senza gite e probabilmente senza vicino di banco, potete lasciarla nello stesso modo di tutti gli altri. E se per questo siete arrabbiati, un po’ avete ragione. É legittimo esserlo per ciò che avete perso, per la bolla in cui vi siete dovuti rintanare quando avreste dovuto avere l’età per prendervi il mondo. É giusto essere arrabbiati perché in questi anni è stata spesso data la colpa a voi per l’aumento dei casi, quando siete stati più diligenti degli adulti.  È giusto essere arrabbiati per un sistema che appare spesso vecchio e arrugginito, in cui l’educazione altro non è che uno strumento per produrre lavoratori funzionali e produttivi  e non persone consapevoli di sé, in grado di farsi domande. Potete essere voi il cambiamento, voi che avete capito molte più cose degli adulti che vi circondano e venite perennemente messi a tacere. Non fatelo mai, fate sempre sentire la vostra voce, possibilmente insieme. Perché l’unione fa la forza, più si è e meglio è. Ma non dimenticatevi di avere il coraggio di fare un passo indietro, se necessario, per andare con le minoranze, per difendere chi voce non ha.

In questi giorni infiniti, fatti di studio davanti al ventilatore e voglia di acquistare un diploma su Amazon per fare prima, alzate lo sguardo e smettete per un po’ di studiare. Guardate chi c’è lì con voi, chi in questi anni non vi ha mai lasciato e chi è arrivato da poco, una sorpresa come un temporale estivo. Guardatevi perché gli esami passeranno, ma non i ricordi dei pomeriggi di studio disperato con gli amici di sempre.
Vi riguarderete alle spalle e la maturità non sarà altro che un ricordo. Vi ricorderete dell’ansia  di non essere sufficientemente preparati, delle tracce del tema che sono talmente tante che non si sa quale scegliere, dei sorrisi di incoraggiamento degli insegnanti, trasformati magicamente in alleati. Oggi credete che il voto sia la cosa importante, una conquista da raggiungere, un valore da dimostrare. Ma i voti sono solo dei numeri, non dicono nulla di voi. Non avete nulla da dimostrare, anche se non vi sembrerà così. Entrerete nell’aula per l’orale e i professori schierati a ferro di cavallo sembreranno un esercito contro cui combattere. Avrete la percezione di dover far vedere loro che siete all’altezza delle vostre ambizioni, che potrete farcela. Non vi serve davvero il loro giudizio, nessuno è Dio. Nessuno ha il potere di calpestare i vostri sogni.

Raramente qualcuno guarderà quel numero scritto sul diploma. Semplicemente, passerà. Ciò che resta sarà la sensazione di leggera malinconia  quando ci si chiude la porta della scuola alle spalle. Probabilmente non vi sentirete subito liberi, succederà solo dopo. Non realizzerete subito, abbandonerete i libri al solito posto sulla scrivania, lo zaino nell’armadio come se doveste ancora prepararlo per una mattinata tra i banchi. Nella tasca più piccola probabilmente c’è ancora un pacchetto di fazzoletti, un post-it spiegazzato che avrebbe dovuto ricordarvi qualcosa che avete sicuramente dimenticato, e l’astuccino con le pastiglie per la gola, i cerotti e il burrocacao, un kit di sopravvivenza.
Il weekend passerà come sempre, un po’ troppo veloce, con la domenica sera che sembra sempre più lunga di tutte le altre sere della settimana. E quando arriverà il lunedì mattina vi sentirete un po’ persi, perché vi siete svegliati al solito orario ma non c’è più nessun pullman da prendere, nessun appunto da ripassare. E adesso? Sarà questa la vostra domanda. Il senso di libertà arriverà tutto insieme.
Potrete essere chi volete. 

Maria Ducoli


Immagine di Yustinus Tjiuwanda su Unsplash