Donina disperso, Mattarella rieletto: note a margine dopo la maratona quirinalizia

Non solo Alfonso Signorini, Christian De Sica e Amadeus. La settimana di scrutini per l’elezione del Presidente della Repubblica si è aperta regalando anche al deputato camuno della Lega Giuseppe Donina il suo secondo di celebrità: inimmaginabile voto “disperso” tra i voti “dispersi” (così vengono annotati nel verbale ufficiale della seduta i nomi – più o meno improbabili – che raccolgono una singola preferenza). I più maligni potrebbero pensare ad un autografo compiaciuto, mentre l’interessato ha confessato di aver pensato ad una goliardata interna al gruppo del Carroccio, salvo poi dover prendere atto della presenza, tra i grandi elettori, di un grande estimatore misterioso: «Credevo fossero stati i miei colleghi per prendermi in giro – ha dichiarato l’on. Donina al Giornale di Brescia –  invece ho chiesto e nessuno sapeva niente. Mi ha fatto piacere che una persona, pur senza nessuna rilevanza ai fini elettorali, abbia pensato a me».

Com’è noto, ieri l’ottava chiama ha portato alla clamorosa rielezione del Presidente Sergio Mattarella. Con buona pace dell’on. Donina, che ancora venerdì dava sfoggio sulla propria pagina Facebook dei muscoli del Capitano: “Una DONNA delle Istituzioni al QUIRINALE. Un onore proporla”. 










Da spettatore delle lunghe maratone televisive e radiofoniche dei giorni scorsi, mi viene difficile aggiungere un pensiero originale alla sfilza di dichiarazioni e commenti di protagonisti, comparse, giornalisti e opinionisti che mi hanno tenuto compagnia in uno zapping compulsivo da cui riemergo solo stamattina. Vincitori e vinti, effetti nel breve e nel lungo termine su carriere, coalizioni ed equilibri: le analisi le lascio a chi ha più titoli di me.

Qui mi limito a segnalare ciò che meno mi ha convinto: da un lato il trionfalismo di troppi esponenti politici nell’intestarsi i meriti del Mattarella-bis, che certo rassicura anche me ma non è esattamente segno di buona salute del nostro sistema politico; dall’altro, da parte di molti commentatori, il reiterato riferirsi alle azioni, agli errori, all’impasse “dei partiti”, al plurale, senza alcun distinguo, quando – ad esempio – mi pare evidente sia impossibile paragonare la condotta del PD con quella della Lega. Il qualunquismo è sempre dietro l’angolo, e noto con timore che in troppi evocano l’elezione diretta del Capo dello Stato come il toccasana per evitare, tra 7 anni, il ripetersi di questo rito fatto di fumate nere, nomi (quasi sempre femminili) bruciati cinicamente da leader (quasi sempre maschili), riunioni a notte fonda, tattiche, franchi tiratori e goliardate come il voto all’on. Donina. Senza mai sottolineare l’ovvietà che il Parlamento è già il risultato del voto popolare e dunque specchio dell’Italia, nel bene e nel male.

Prima di manomettere l’architettura costituzionale del nostro Paese, pensiamoci bene. Anche perché gli architetti cui affideremmo i lavori sarebbero più o meno gli stessi grandi (o se preferite, piccoli) elettori, che, per dirla con sintesi da bar sport, non sono stati nemmeno capaci di mettersi d’accordo su un nome che non fosse quello di Sergio Mattarella.

Scomodando in un colpo solo De Gregori e De André, se è vero che la storia siamo noi e nessuno deve sentirsi escluso, è pur vero che, per quanto noi ci crediamo assolti, siamo per sempre coinvolti. Dunque più che puntare il dito contro “i partiti incapaci” o immaginare scorciatoie presidenzialiste, prendiamo tutti atto che c’è bisogno di più politica. Nell’affidarci, di nuovo, alla saggezza e all’autorevolezza di Sergio Mattarella, guardare alla sua biografia può forse essere d’ispirazione per tutti, quanto meno quando saremo noi a trovarci di nuovo con una scheda elettorale in mano.

Michele Cotti Cottini