Un voto (ri)costituente

Correnti, spaccature a sinistra e il nome di Enrico Letta: non è la cronaca di oggi, ma quella delle prime primarie del PD, il 14 ottobre 2007.
Ne parla Bruno Bonafini, con un articolo dall'archivio di Graffiti (Graffiti n. 196):

Miguel  Henriques // Unsplash 

DOMENICA 14 OTTOBRE LE PRIMARIE DEL PD IN VALLE
un voto (ri)costituente
di Bruno Bonafini

Erano due partiti, saranno fra poco uno solo, ma in questi giorni sembrano quattro.
Quattro sono infatti le liste che si presentano nel nostro collegio (Valle Camonica-Sebino) per L’Assemblea costituente del Partito Democratico, collegate a tre candidati alla massima carica (una a Rosi Bindi, una a Enrico Letta, due a Walter Veltroni), in un quadro semplificato rispetto alla situazione nazionale.
Leggendo le liste, che panorama offre allora la nostra zona? Rosi Bindi, dando precedenza alle donne, mostra scarso radicamento in zona: tra i suoi candidati, nelle due liste nazionale e regionale -, i più “nordici” sono di Artogne e Pisogne, seguono uomini e donne di Brescia e dintorni (fuori collegio, per noi) e del basso Sebino.
 Diversamente da Enrico Letta, i cui candidati sono uomini del nostro territorio, ben conosciuti per esperienze politiche e/o sindacali, specie quelli collocati tra i possibili eletti.
 Lista monocolore, o quasi, se si guarda alle provenienze, la stessa area politica di Letta, lasciando trasparire la difficoltà, almeno in zona, a superare le vecchie appartenenze.
 Le due liste per Veltroni, “A sinistra per Veltroni” l’una, “Democratici per Veltroni” l’altra, mostrano, insieme, sia il tratto “ecumenico” del sindaco di Roma, che sembra affascinare “urbi et orbi” portando uomini di idee diverse a subordinarle al suo appeal politico e umano, sia il duplice approccio con cui la componente Ds si predispone al passaggio costituente.
“A sinistra per Veltroni” nasce dalla Sinistra giovanile, a cui appartengono i suoi candidati in posizione eleggibile (con nomi ben conosciuti).
 Include anche, ma solo in posizione di supporto, uomini e donne meno giovani ma notoriamente di sinistra.
 Fa del rinnovamento delle persone e del del salvataggio dei valori della sinistra (“da salvare nel nuovo partito”) i suoi obbiettivi dichiarati.
 L’agognata fusione delle culture e delle appartenenze è invece chiaramente preannunciata con “I Democratici per Veltroni”, dove nomi vecchi e nuovi, specie quelli ben posizionati e quindi eleggibili, lasciano intuire il dosaggio nell’accostamento delle vecchie componenti (Ds, Socialisti, Margherita).
 L’impronta delle segreterie traspare anche da qualche attenzione in più al posizionamento degli “eminenti” di partito e/o delle istituzioni.
 Accanto e prima dei nomi in lista, motivi di riflessione li ha dati la fase della ricerca delle candidature.
 Dove di nuovo, per la verità, si è visto poco.
 Le dinamiche di un correntismo vecchio stampo sono abbondantemente affiorate, rinverdendo forse i ricordi di vecchi democristiani e socialisti, ma sconcertando chi, come tanti diessini, non ne aveva pratica né sentiva la voglia di sperimentarle.
 È l’aspetto più preoccupante, benché prevedibile, della vicenda, destinato a stemperarsi solo se saranno consistenti la partecipazione, il rinnovamento e la cosiddetta contaminazione culturale (o quantomeno una convivenza rispettosa).
 Cambierà qualcosa nella realtà politica valligiana?, si chiede qualcuno.
 La sinistra camuna ha già pagato la scommessa del Pd con la perdita di parte del suo seguito storico, ma soprattutto con un notevole indebolimento della Sinistra giovanile, il gruppo di giovani che, quasi unici nel panorama valligiano, hanno prodotto animazione politica, in senso lato e in modo nuovo, in questi ultimi anni.
 Che ha visto andarsene alcuni tra i giovani più motivati e attivi.
 Facile prevedere qualche ulteriore difficoltà d’immagine e di presenza politica sul territorio se la scommessa di una forte partecipazione al nuovo partito non sarà vinta.
 Partecipazione non solo elettorale, ma lo stabile avvicinarsi alla politica di nuove leve di giovani e meno giovani, in un recupero di credibilità certo non facile.
 L’immagine nazionale peserà certamente molto, ma non manca un ruolo per ogni territorio.
 Conterà se idee metodi e protagonisti saranno determinati attingendo al dejà vu e al ben noto squadrone degli “uomini per tutte le stagioni” o se invece partecipazione e rinnovamento potranno e vorrano manifestarsi adeguatamente.
 Passaggio nuovo e importante, insomma, quello elettorale del 14 ottobre imminente, comunque lo si giudichi e comunque lo si sia giudicato nel suo proporsi.
 Ne può sortire l’ulteriore aggravarsi della crisi della politica italiana, o il primo strutturarsi dello strumento politico per una sua possibile soluzione.