Montecampione: al capezzale del serpentone


Diagnosi
Dopo una stagione passata a dibattere sulle logiche del business invernale, il dossier Neve Diversa 2021 passa in rassegna le condizioni delle maggiori stazioni sciistiche italiane, molte delle quali versano in evidente “stato di abbandono”.

Anche a quella di Montecampione, Legambiente effettua una pronta diagnosi di un presente affetto da declino, che il serpentone però non vuole sentirsi fare.

«Nsomma, per la pelle è troppo tardi: è giunta l’ora de cambià l’intero scheletro».

Cura
La cura prevede la radicale asportazione della parte malata, quella estesa a nord verso Bassinale a 1800 mt, lasciando incolume la testa, sorta per prima intorno al complesso abitativo di Alpiaz, a 1200 mt.
Il degente protesta, tuttavia qualsiasi intervento sarebbe tardivo e tutto gli costerebbe troppo: sia un accanimento sulla parte sofferente, sia un intervento chirurgico di restauro (non vi dico quel che già ci smena in continue manutenzioni della strada che parte da Alpiaz, che taglia su per un versante scosceso e pure esposto a valanghe). Senza contare la ricaduta a livello ambientale se il paziente s’incaponisse e fingesse di non vedere…

 «Ma’nsomma! Nun me dirà mica che è curioso de arrivà alla putrefazione??!».

Scandalo
Il caso fa polvere e insorgono posizioni differenti:
i due comuni (Artogne e Pian Camuno) attribuiscono al cambiamento climatico le ragioni della posizione di Legambiente e ritengono dunque insensato rimuovere la superiore degli impianti che, per questioni di altitudine, potrebbe ricevere invece maggiore neve i prossimi anni. Legambiente però, in un commento, sotto al post di risposta a Montecampione, chiarisce che la contraddizione non esiste, ricordando che anche gli impianti che gravitano su al Alpiaz superano gli 1800 mt con Cima Maruncolo; inoltre la questione non è solo climatica, ma interessa i costi che il mantenimento di una struttura in decadenza, fatta di materiali scarsi e a basso costo, comporta.
Anche il Consorzio però - che raccoglie i proprietari degli immobili - non molla e stringe forte il pugno sui 100 appartamenti venduti lo scorso anno, segno che Montecampione conserva, nonostante tutto, il suo sex appeal.
La società impianti, che dalla sua si protende sul malato agitando il nuovo piano di alimentazione - un laghetto per l’innevamento artificiale - lancia solenne un memento mori:  «Senza di noi deve morire».
In ultimo la stampa locale che ricopre la vicenda con un palpabile velo di shock.


Si abbassano le luci in sala.
Il brusio tace.
Una luce di taglio investe cinque figure ai piedi del letto del paziente.
Si schierano a braccia conserte.
«Morte, vita o eutanasia?».
«Io scommetto su vita».
«Io su morte».
Il serpentone sibila sommessamente.
Buio.

Fine.