Sarà bellissimo tuffarsi in uno strano mondo di teste mozzate e fiori

Autore: Nicola Lucchi

Illustratore: Stefano Bessoni

Titolo: Memorie di un boia che amava i fiori

Editore: Bakemono Lab


“Mi chiamo Charles-Henri Sanson, sono nato a Parigi il 15 febbraio del 1739 e sono un boia. Un boia emofobico. Avete mai sentito parlare di enologi astemi, alpinisti acrofobici o politici balbuzienti? Immagino di no, ma proprio per questo vi risulterà agevole immaginare la mia tormentata infanzia”

Personaggio realmente esistito in Francia, il protagonista di “Memorie di un boia che amava i fiori” si presenta rivolgendosi direttamente al lettore, aprendo la strada ad un’esposizione fresca, asciutta, tra il comico e il tragico. La famiglia Sanson, infatti, taglia le gole da decenni, un lavoro sicuro per Henri che, tuttavia, ama i fiori e non perde occasione di dimostrare la sua inadeguatezza. 

Abituato a scrivere per lo schermo, Nicola Lucchi narra per immagini e ci proietta dentro un memoriale di piccoli sketches che, inizialmente, fotografano la difficile infanzia di Henri, tesa tra l’inevitabile destino lavorativo e i continui svenimenti alla vista del sangue. In questa storia, il potere dell’immaginazione riveste un ruolo primario, un potere grazie al quale il futuro boia, una volta cresciuto, intraprenderà la carriera del carnefice più conosciuto di Francia, con oltre tremila esecuzioni. Ci troviamo così catapultati dentro la rivoluzione francese e, mentre il popolo si ribella, il nostro eroe quasi picaresco passerà “dal decapitare i poveri al ghigliottinare i panciotti di seta”, tra cui nomi illustri: Maria Antonietta, Luigi XVI, Robespierre.
Fatti realmente accaduti, che inducono il lettore a riflettere su come la tanto agognata libertà riscopra sempre la sua origine nel sangue e nella consapevolezza che, boccone ancora più amaro, “se il mondo vuole vivere, lo dovranno fare anche i boia”.

Il libro si presta a più livelli di lettura, oltre all’esaltazione dell’immaginazione e della sua capacità di trascendere nel reale, assistiamo a uno scontro generazionale, all’elogio dell’inadeguatezza e, non da ultimo, ad una potente e evocativa riflessione intorno alla pena capitale, con il suo portato di contraddizioni, simboli, storia. Come approfondito nel saggio finale di Ivan Cenzi, quello del boia è un ruolo delicato e controverso. Da un lato uomo socialmente emarginato, attore non protagonista di un rituale collettivo di purificazione (perché la vittima di fronte al pubblico simboleggia tutti i mali della società), dall’altro in costante pericolo: se sbaglia ed esegue la pena goffamente, da protesi della legge che rimette le cose in ordine, torna ad essere uomo e rischia il linciaggio della folla, particolarmente suscettibile ad eccessi truculenti.

Leggendo quest’opera affiora fin da subito un gusto prezioso per il tragicomico, senza orpelli, impulsivo, circolare, che per certi versi ricorda le comiche del cinema muto. Autore e sceneggiatore da diversi anni, Nicola Lucchi ci regala una piccola storia per immagini, evocativa, filmica, impreziosita dalle grottesche illustrazioni di Stefano Bessoni, in grado di mettere in mostra l’ingarbugliamento umano con una grazia e una semplicità invidiabili. Correte in libreria, nelle vostre giornate da zona rossa, arancione o gialla, sarà bellissimo tuffarsi in uno strano mondo di teste mozzate e fiori. Stupore assicurato.

Marco Bigatti