Quale turismo, non quale arte

La notizia della settimana: selezionata e commentata da Graffiti.













Due mani protese in alto a sollevare il pianeta, quasi a salvarlo dalle acque del lago da cui fuoriescono. Due grandi braccia, spettacolari e allusive. Opera d'artista o semplicemente di un creatore di eventi? Le propone sul lago d'Iseo Lorenzo Quinn, gia noto per analoghe ideazioni in varie città, tra cui Venezia.
É l'evento con cui il Sebino tenta di riempire il dopo Christo e ripetere l'appeal massmediologico e quell'eccezionale afflusso di massa che suscitarono le passerelle sul lago. La notizia è ghiotta, di quelle che non solo si fanno leggere ampiamente, ma che aprono il dibattito e accendono gli animi. Un dibattito già sentito, nella fattispecie, tra chi parla di opera d'arte e chi solo di evento acchiappaturisti o addirittura di circenses. Gli schieramenti son già delineati e già fioccano bocciature e difese. 
Ma è un dibattito che non ha conclusione oggettiva, quello sul valore dell'opera. Soprattutto a fronte di arte contemporanea. Il valore artistico, opinabile, non può essere il criterio dirimente della scelta.
A legittimare l'opera può anche bastare il suo valore di evento, pur in mancanza del tratto dell'arte.   Fatti salvi alcuni punti fermi, naturalmente, ben indicati da  Enzo Bona nel suo tempestivo giudizio: che l'opera sia temporanea, di impatto leggero e reversibile, realizzata senza pesare su bilanci pubblici. 
A queste condizioni, il vero dibattito dovrebbe vertere su quale modello di turismo puntare per il Sebino. Quello di massa, con punte occasionali di breve durata e di grande invadenza suscitate da eventi eccezionali, vedi Christo ieri e Quinn domani. O quello d'affezione, che cerca qualità e tipicità ambientale, tranquillità e fascino di paesaggi e di accoglienza, cultura e sport, meno invadente e più stabile nelle sue presenze (e nelle sue ricadute economiche). Ma su questo non si coglie confronto e non si scaldano gli animi.
Bruno Bonafini