Generare e dribblare notizie nella giungla del web: l’esperienza di Bergamonews.it

Direttrice di un portale di informazione online da 15 anni, smaccatamente "di provincia": Rosella del Castello e i suoi ragazzi di Bergamonews hanno scelto tra i primi una forma editoriale che non puoi sfogliare tra le mani, sentendo l'odore di carta e inchiostro, ma per questo più istantanea ed interattiva con i propri lettori.


Oltre che sul sito web stesso, anche i vostri canali sui social network offrono molti spazi di confronto. Dialogo che immagino (e leggo) talvolta costruttivo anche per voi, talvolta aspro e sconclusionato. Rosella, quale è il tuo rapporto con Facebook & co.?

Costante, continuo e duplice. Sono su Facebook dalla mattina presto fino a tarda sera. Posto gli articoli di Bergamonews cercando, insieme alla redazione, un criterio logico. Che non è solo la tempestività. Ci sono articoli che vengono letti di più in determinati orari. Due esempi facili facili su tutti: le previsioni del tempo vanno pubblicate la mattina presto presto, all’alba direi. Mentre tutto quanto fa spettacolo trova lettori più attenti verso sera. Bergamonews è cresciuto molto in termini numerici su Facebook (più di 250mila “amici”) proprio con questa attenzione quasi maniacale alle risposte che riceveva giorno per giorno, momento per momento. Senza aver mai fatto promozioni e senza alcun esperto social a darci una mano. Dicevo poi che è duplice il mio rapporto con il social perché ricevo tantissimi input dai post che mi arrivano in bacheca e dai messaggi degli stessi lettori. Quindi sono fortemente operativa, ma anche lettrice e utilizzatrice.

Per il lavoro quali sono i principali fattori di fatica sui social?

La fatica è tutta legata ai commenti. Infatti la mia richiesta a mister Zuckerberg è la possibilità di disabilitarli per determinati articoli. Articoli che scatenano il peggio dell’umanità. Leggo, e cancello, frasi violente, cattiverie senza senso (e in Italo-cane, sintomo di una grandissima ignoranza delle elementari regole grammaticali). Io e i colleghi cerchiamo di monitorare i commenti e sempre più spesso arriviamo a bannare chi esagera con insulti e incitamenti. Purtroppo non riusciamo a controllare tutti (siamo una piccola redazione), per questo vorrei poter avere la possibilità di decidere se “accenderli” o meno. 

Pensi che oggi una testata giornalistica possa "scegliere di non esistere" sui social network?

Ho visto che Il Giornale di Brescia ha fatto questa scelta. Coraggiosa. E che rispetto. C’è però una differenza tra un giornale di carta e uno soltanto online come Bergamonews. Che i cartacei si pongono molte più domande sui temi legati al digitale in quanto il rischio per loro è che le notizie pubblicate online (e quindi sui social) in qualche modo cannibalizzino le copie vendute in edicola, con chiara diminuzione degli introiti. Un giornale solo digitale non ha questa preoccupazione, perciò i social, da cui deriva una bella fetta di traffico, sono importanti. Certo, il rischio di far finire in caciara anche argomenti delicati e importanti è più che reale. Però preferisco l’esserci al non esserci, provando tutte le strade possibili per alzare un po’ il livello del dibattito. A volte intervenendo nei commenti, a volte, come detto, togliendo ai peggiori la possibilità di tornare a scrivere sulla pagina di Bergamonews.

Quali sono gli strumenti con cui i vostri lettori possono partecipare a Bergamonews? Siete soddisfatti di questa interazione?

Partecipano tantissimo e spesso sono loro la fonte di notizie. Tanti i messaggi su Facebook e Instagram, tante le mail di lettori che arrivano in redazione. A volte negli stessi commenti ci sono notizie. Numerose le immagini che raccontano eventi e ultimamente anche i video. Siamo più che soddisfatti. Abbiamo creato rapporti che durano nel tempo grazie a questa partecipazione attiva. Abbiamo, ed è per me una grande soddisfazione, aiutato persone in difficoltà: malate o bisognose di aiuto economico. E, in piccolo, quanti amici cani che si erano persi abbiamo contribuito a far ritrovare grazie alla condivisione dell’appello. 

La relazione tra internet e le notizie (verificate e ben raccontate) sembra divenire sempre più difficile: il dribbling tra le fake news è d'obbligo. Voi come redattori avete una ricetta per capire quando una notizia è farlocca? 

L’unica ricetta si chiama verifica. Verifica della fonte, verifica del fatto, verifica del luogo e del tempo. L’abbiamo imparato sbagliando. A volte (raramente per fortuna e solo tanto tempo fa) ci siamo fidati e abbiamo preso abbagli, spinti soprattutto dalla voglia di fare presto, di dare la notizia per primi. Invece, meglio aspettare un attimo, ma dubitare sempre. E agire di conseguenza.

Andrea Bonadei