Game over per Conte?

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Le dimissioni di Conte


"È il momento che emergano in Parlamento le voci che hanno a cuore le sorti della Repubblica. Le mie dimissioni sono al servizio di questa possibilità: la formazione di un nuovo governo che offra una prospettiva di salvezza nazionale. Serve un'alleanza, nelle forme in cui si potrà diversamente realizzare, di chiara lealtà europeista, in grado di attuare le decisioni che premono" scrive Giuseppe Conte in un post su Facebook. Andato, caduto anche questo. Il Conte-bis ha subito la stessa sorte del precedente, come se si trattasse di un effetto domino. La politica italiana torna ad occupare prepotentemente gli schermi, dopo essere passata in secondo piano durante il clou della pandemia. In piena emergenza sanitaria, tra vaccini che non arrivano, zone rosse improvvisate per una strana forma di discalculia di Fontana & co, e un virus che non si ferma, c’era davvero bisogno di aprire una crisi di governo? La risposta la sappiamo.
In questi giorni, Renzi ha ricordato a molti il bambino che, scontento della partita in corso, si è ripreso il pallone ed è tornato a casa. Peccato che abbia causato un marasma in un periodo già critico. Nemmeno Pirandello avrebbe mai scritto un’opera con un livello di tragicomicità paragonabile alla situazione politica italiana.
"L'unica cosa che davvero rileva, al di là di chi sarà chiamato a guidare l'Italia, è che la Repubblica possa rialzare la testa. Allora avremo vinto tutti, perché avrà vinto l'Italia. Quanto a me, mi ritroverete sempre, forte e appassionato, a tifare per il nostro Paese" continua l’ormai ex premier. Un’uscita di scena elegante, in perfetto stile Conte, il politico della diplomazia, quello che non alza mai la voce. Un faro nella notte della pandemia.
C’è chi ipotizza già un Conte-ter, d’altronde non c’è due senza tre. Anche l’ipotesi delle elezioni aleggia nell’aria, sostenute dal centro-destra perché porterebbero quasi sicuramente ad un loro governo. Di male in peggio, insomma.

Maria Ducoli