Dati sbagliati e zona rossa

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Fontana ha ragione: dovevamo essere in zona arancione dal 18 al 24 gennaio! E quando uno ha ragione, anche se è il peggior politico mai esistito sulla faccia della terra, bisogna dargliene atto.

Venerdì 15 gennaio, ore 12.35, Attilione nostro, in una nota ufficiale dell’agenzia di stampa del Pirellone dice: "Ho appena parlato con il ministro Speranza che mi ha paventato una possibile zona rossa. Non lo trovo giusto, si sta tenendo conto, come al solito, di dati vecchi di una settimana. I lombardi hanno fatto sacrifici e non la meritano”. Poche ore più tardi, ospite dalla nuova pantera del giornalismo d’inchiesta Barbara D’Urso, aggiunge “Non condividiamo la scelta di inserire la Lombardia in zona rossa per cui, qualora dovesse arrivare questa ordinanza, proporremo ricorso.”

All’agguerrito Attilio, tra gli altri geni lombardi, fresca di rimpasto si è aggiunta Letizia Moratti, nuovo assessore al welfare, ex fallimentare ministro dell’istruzione, ex fallimentare sindaco di Milano: "I criteri su cui si basa la valutazione per la definizione della tipologia di rischio e quindi l'assegnazione del colore alle zone devono essere oggetto di necessaria rivalutazione per essere più tempestivi e coerenti con l'andamento epidemiologico".

Ora, ad un osservatore attento ed informato non doveva sfuggire che dietro a queste dichiarazioni si poteva celare qualche pasticcio, errore, o cortocircuito comunicativo. Le regole sono uguali per tutte le regioni, non si capisce davvero per quale motivo la Lombardia avrebbe meritato un trattamento diverso dalle altre. I più, forse, hanno pensato ad un giochino politico per attaccare il governo, peraltro mai così debole come ora.

Tornando ai fatti, nonostante la dura presa di posizione dell’intellighenzia lombarda, il 17 gennaio la regione è entrata in zona rossa. Così, martedì 19 gennaio arriva l'ufficialità del ricorso presentato al Tar.

Il giorno 20 gennaio, come accade ogni 7 giorni, regione Lombardia comunica alla Cabina di Regia del Ministero della Salute i nuovi dati, aggiungendo però una rettifica relativa ai dati precedenti, quelli da metà dicembre in poi. Tale ricostruzione determina una notevole diminuzione dei casi notificati come sintomatici. Insomma, la regione si è accorta di aver contato più infetti di quelli reali, inserendo nel conteggio anche centinaia di guariti. Alla luce del ricalcolo, il valore Rt al giorno 30 dicembre 2020 risulta pari a 0.88. La Lombardia doveva essere messa in zona arancione.

Il tutto viene confermato dagli esperti del ministero: «Constatato che il nuovo invio dei dati costituisce una rettifica degli stessi da parte della Regione Lombardia, la Cabina di Regia valuta favorevolmente la possibilità di una riclassificazione della stessa in base ai dati forniti il 20 gennaio 2021».

C’è un fatto ancor più interessante: la sovrastima è presente nei report lombardi addirittura dal 12 Ottobre. No, non è una barzelletta. Anche se in questa storia una, di barzelletta, ce n’è: Fontana che fornisce al Ministero i dati sbagliati e poi ne contesta la decisione, determinata esclusivamente da quei dati. L’ilarità del web non perdona:


Come se non bastasse da ieri si susseguono dichiarazioni, tweet, post su facebook, nei quali il mago Attilio, Falpa Pig, la Moratti (ah come mi manca Gallera!) e gli altri luminari in squadra, abbaiano dicendo che l’errore non è della regione, bensì di un fantomatico algoritmo sbagliato a Roma ladrona, non pensando nemmeno per un secondo che, se così fosse, il problema si sarebbe presentato anche per le altre 19 regioni italiane. Dimostrando, tuttavia, di aver compreso alla perfezione che una balla qualsiasi, ripetuta e gridata innumerevoli volte, diventa vera. W Trump, W Silvio, W Mao Tse-tung.

Marco Bigatti