Acqua: più che un risiko tra società, c'è in gioco il futuro dei nostri figli

Caro Cenini,
ho letto con interesse il suo articolo “SIV versus Acque Bresciane” (Graffiti n. 304).
Premesso che l’idea della contrapposizione non appartiene né a me personalmente né alla Società che presiedo, trovo nella sintesi giornalistica una grande verità, quella del confronto fra due modelli di gestione dell’acqua dei nostri territori.

Acque Bresciane è stata identificata come gestore unico della provincia di Brescia, ma certo questo non basta a farsi automaticamente riconoscere come interlocutore autorevole, in particolare da quei territori che hanno sempre gestito la rete in autonomia, attraverso i Comuni o altre forme societarie. E poi c’è sempre la questione bollette, con rincari che si profilano all’orizzonte nel caso di cambio di società.

Sappiamo che il momento è difficile per l’economia dei nostri territori e per le famiglie, ma è importante spiegare che, se e quando le bollette aumentano, è perché aumentano gli investimenti nel servizio. Ogni buon padre di famiglia lo sa: per mantenere efficiente la propria abitazione occorre intervenire, sostituire, ristrutturare. Per il servizio idrico vale lo stesso: dagli interventi visibili come la sostituzione del contatore a quelli meno visibili, come i continui controlli e campionamenti sia sull’acqua che esce dal rubinetto sia su quella che esce depurata dagli appositi impianti, là dove sono stati realizzati.

Recentemente abbiamo presentato il cantiere per il collettore che porterà i reflui di Sellero, Cedegolo e Berzo Demo all’impianto di Esine. Una partita da oltre 4 milioni di Euro, ma è soprattutto l’entusiasmo dei sindaci per un traguardo atteso da anni il ricordo che mi porto da quella giornata in Valle.

Acque Bresciane non vuole espropriare nulla a nessuno, ma siamo convinti che solo una società solida e pubblica come la nostra sia in grado di garantire investimenti, qualità, sicurezza e sostenibilità su un tema tanto delicato come l’acqua. Una risorsa che siamo abituati a dare per scontata, ma che in realtà non è infinita. Vanno in questa direzione non solo la maggiore sensibilità dei cittadini, ma le stesse direttive europee in materia.
In un recente studio condotto da Laboratorio REF Ricerche, Istituto di Mangement della Scuola Superiore Sant’Anna e Università di Urbino, si sottolinea che “il mancato recupero dei costi, ivi compresi i costi ambientali e della risorsa, rende più oneroso il conto a carico delle generazioni future, che si troveranno a fronteggiare la scarsità idrica e il declino delle infrastrutture idriche”.
E ancora, facendo riferimento al Regolamento UE 2020/852 del Parlamento Europeo e del Consiglio: “Evocativo ed esplicito è l’obiettivo 6.6 dei Sustainable Development Goals: Proteggere e risanare entro il 2030 gli ecosistemi legati all’acqua, comprese le montagne, le foreste, le paludi, i fiumi, le falde acquifere e i laghi. Con il Green Deal, l’UE si pone sei obiettivi ambientali, tra i quali quelli relativi all’uso sostenibile della risorsa idrica e alla prevenzione e ripristino della biodiversità e degli ecosistemi”.

“L’obiettivo dell’inclusione dei costi ambientali in tariffa - spiega lo studio - è preservare le risorse per le prossime generazioni e prevenire danni futuri al capitale naturale. Investire di più oggi significa ottenere un ambiente più salubre domani, permettendo al contempo un risparmio e un recupero dell’investimento realizzato: è un passo concreto verso un’economia sostenibile e circolare, di cui cittadini e operatori dei servizi pubblici locali sono protagonisti”.

Come vede, in gioco c’è molto di più di un risiko delle società che operano nel settore idrico, ma il futuro nostro e dei nostri figli. Acque Bresciane è pronta a fare la propria parte.

Cordialmente

Gianluca Delbarba
(Presidente Acque Bresciane Srl)