Piazza Sandro Farisoglio: perché no?

La piazza è bella. Lo era prima, lo è di più ora. Spaziosa e accogliente, come dice nell'evento di inaugurazione il sindaco Alessandro Panteghini in apertura.

Con giusta soddisfazione sua, per il buon compimento di un'opera attesa, e dei tanti che lo ascoltano. Compiaciuti questi, ancora una volta, e mi ci metto anch'io, della buona amministrazione che Breno esprime da più di un decennio. Con un buon lavoro di squadra, certamente - e nella squadra metto pure i cittadini che col voto hanno scelto bene - ma con protagonista indiscusso il compianto Sandro Farisoglio, sindaco per un decennio e iniziatore del nuovo corso brenese. Ben continuato dall'attuale sindaco, ma con il protagonismo del giovane Sandro ancora presente nei tanti progetti da lui impostati o in attuazione. 

Come la piazza rinnovata, la "sua" piazza hanno detto in tanti.

Con i familiari e la sua bimba a tagliare il nastro, con i discorsi ufficiali venati di commozione a ricordarne la figura, con la lapide infine a fissarne la memoria, lì nella grande piazza del paese, in poche intense parole. 

Ma se questa è la "sua" piazza, come si percepisce da quanto esprime questa cerimonia, da quanto è nel sentire dei tanti presenti, dalla lapide e dalla dedica vera, nel mentre lì tra gli altri sento e partecipo alla commozione di tutti e colgo questa sensazione comune, mi chiedo perché non possa esserlo compiutamente e fino in fondo: Piazza Sandro Farisoglio.

Perché non estendere, insomma, il rinnovamento della piazza anche alla sua denominazione formale. 

Lasciando all'archivio un nome, quello del generale Pietro Ronchi, che, se rappresentava temi e sensibilità del suo tempo, ora probabilmente ai più non dice nulla o richiama scelte fortemente divisive, tant'è che nel dire comune la piazza è ed è stata "del mercato" più che del generale.  Nato a Breno nel 1864, Pietro Ronchi fu Generale del Regio Esercito Italiano e medaglia d'argento nella Grande Guerra. Tra i fondatori della sezione camuna dell'Associazione Nazionale Alpini, ne fu presidente dal 1921 al 1941. Candidato indipendente alla Camera nel 1919 nelle file del Partito popolare per arginare il prevedibile successo di Guglielmo Ghislandi, non fu eletto. Nel 1926, da segretario del Fascio brenese, fu particolarmente solerte nel perseguire l'isolamento professionale e umano di Ghislandi, dopo che intimidazioni e violenze squadriste lo avevano costretto alle dimissioni da sindaco di Breno e a dismettere ogni attività politica. Il gen. Ronchi fu tra i testimoni d'accusa nel processo che portò alla condanna di Ghislandi da parte del Tribunale speciale per la repressione dell'antifascismo.

Piazza Sandro Farisoglio, dicevamo. La merita Sandro Farisoglio, ma la merita anche Breno, che con la nuova denominazione del luogo avrebbe modo di indicare, soprattutto ai giovani, valori coerentemente vissuti e più facilmente percepibili, nella figura di un proprio giovane sindaco di fresca e limpida memoria.

Esempio di quell'alto senso civico attivo e generoso di cui oggi sentiamo spesso mancanza. E che merita la miglior valorizzazione quando c'è, nella persona che lo esprime come nella comunità che ne fruisce e gliene offre le condizioni. 

Bruno Bonafini (da Graffiti n. 303, settembre-ottobre 2020)