Conversando con Pietro Avanzini: le cose che uniscono e... le altre

Ci ha lasciati oggi Pietro Avanzini, presidente onorario dell'Anpi di Valle Camonica, e nostro affezionato lettore. Lo ricordiamo con l'articolo che gli dedicammo qualche anno fa, a firma di Tullio Clementi: una chiacchierata sulle "cose che ci uniscono e quelle che ci dividono", ma anche di fatto un ritratto di Pietro Avanzini e del suo impegno politico.


Il filo conduttore (verrebbe da dire il filo del rasoio) della conversazione – concordata durante la recente cena sociale di Graffiti a Gianico, con l’interlocutore fresco di acclamazione alla presidenza dell’Anpi valligiana – avrebbe dovuto svilupparsi a cavallo di quella che fu una delle enunciazioni care a Papa Giovanni XXIII: «Sono molte più le cose che ci uniscono, di quelle che ci dividono» (che verrà poi utilizzata come salsa universale in tutti i piatti più insipidi: ce l’ha messa perfino Carlo Giovanardi in copertina di una sua filippica in tema di droga e famiglia).

Con Pietro Avanzini, quindi, avremmo dovuto ragionare sulle “cose che uniscono” e su quelle “che dividono” con l’attenzione rivolta all’accordo valligiano fra centrosinistra e Lega e, oggi a maggior ragione, alle sempre più minacciose pulsioni verso un pateracchio di “salvezza nazionale”, perché – cito a memoria quanto detto da un’ascoltatrice di Prima pagina su Radio3 – con la svolta di Salerno perfino i comunisti italiani si misero d’accordo con liberali e monarchici per costituire il Comitato di liberazione nazionale...

Ma il “vecchio” Piero, mostrando di aver intuito come il respiro di questa conversazione possa andare ben al di là di un puro e semplice articolo su Graffiti, parte subito come un torrente appena liberato dagli innaturali e remoti sbarramenti. Ne vien fuori quindi la storia – non solo camuna – di mezzo secolo, vissuta in prima persona o, altrimenti, raccontata con buona cognizione di causa: dagli incontri di Limen, in Valgrigna, tra il comunista Costantino Coccoli, il cattolico Luigi Ercoli, il socialista Lionello Levi Sandri e il non ancora comunista Nino Parisi (gli ultimi due diventeranno poi comandanti delle due principali formazioni partigiane operanti in Valcamonica: le Fiamme Verdi in Mortirolo e la 54.ma Brigata Garibaldi in Valsaviore) alle avventurose giornate di Aprile al presidio partigiano di Cividate, mentre su in Mortirolo infuria ancora l’ultima battaglia contro la “Tagliamento”. Dagli studi a Bergamo e Milano, dove nasceranno prestigiose amicizie, fra cui quella con Ciriaco De Mita (si ritroveranno a Edolo per l’inaugurazione della centrale dell’Enel), ai ritiri politici e... spirituali nel castello di Rossena con Giuseppe Dossetti. Dalla direzione della Banca San Paolo di Darfo alla presidenza della nascente Comunità montana di Valle Camonica...

Ecco, le “cose che uniscono”, così come quelle che “dividono”, le ritroveremo dunque fra le pieghe della lunga conversazione con Piero Avanzini. Giacomo Mazzoli e Gianni Guaini, per esempio, sono “uniti” (quanto basta) nelle Fiamme Verdi durante la Resistenza, ma non sempre nel successivo percorso politico. I democristiani e i socialisti valligiani sono “uniti” nell’amministrazione della Comunità montana valligiana, ma il loro presidente non nasconde affatto le preferenze per i comunisti di Italo Nicoletto, Pietro Giacomo Bazzana, Carlo Branchi, Valerio Moncini, Bruno Bonafini... E potremmo continuare a lungo, perché la storia è molto più ricca e articolata dello spazio che abbiamo a disposizione...

Ma qui, oggi, tornando al ragionamento iniziale, non si tratta di imbastire mediazioni e compromessi fra opzioni politiche antagonistiche sul piano delle idee. Nossignori, qui si tratta di scegliere se imbarcarsi o meno con degli avanzi di galera (o Dell’Utri e Mangano stavano forse ad Arcore per altre e più nobili ragioni?). Che sarebbe un po’ come chiedere a Papa Francesco di avvalersi della collaborazione di Sindona, Calvi e Marcinkus per sistemare le cose dello Ior (opzione scongiurata, nel suo caso, e per sua fortuna, grazie a cause di forza maggiore). Ci sarà mai qualcuno in grado di spiegarla ai signori Franceschini e Renzi (e magari anche al presidente Napolitano)?

Quanto all’opinione di Piero Avanzini sugli attuali “equilibri” politici valligiani, mai limite di spazio fu tanto... provvidenziale.

Tullio Clementi (da Graffiti n. 225 - Aprile 2013)

Fotografia di Giuseppe Arrighetti