La sfida delle riforme


"Tagliati i parlamentari, tagliamo le Camere, ma senza farci vedere". 
Si potrebbe sintetizzare così l'intento del fronte riformista che si esprime in alcuni progetti di legge costituzionale presentati o attualmente in discussione in Parlamento.
Raccolti i cocci o gli allori dell'esito dell'ultimo referendum, il nostro legislatore si troverà infatti a discutere altre due riforme collegati al taglio:
- il DDL Fornaro, che punta a superare il vincolo delle elezioni del Senato su base regionale e a ridurre i rappresentanti delle regioni all'elezione del presidente della Repubblica;
- l'abbassamento da 25 a 18 anni l'età per eleggere i componenti del Senato della Repubblica. 
C'è poi la novità di un nuovo disegno di legge presentato ieri dal PD che dovrebbe prevedere, tra le altre cose, che il voto di fiducia venga dato dalle due camere in seduta comune.
Tutti tentativi per fare in modo che camera e senato si assomiglino sempre di più: siano elette nello stesso modo, dalle stesse persone, e sui voti dove possono "rompere le scatole" al governo si esprimano con una sola voce.
La mia impressione è che, dopo essere stato bocciato nel 2016, il superamento del bicameralismo perfetto sia rientrato dalla finestra.
Intendiamoci: io nel 2016 ho votato SÌ alla vituperata Riforma Renzi Boschi (e, lo dico per massima trasparenza, ho votato NO a questa riduzione, che mi sembrava meno efficace).
Trovo singolare che queste proposte vengano condivise da chi si è opposto ferocemente a quella riforma (M5S, LeU, ma anche l'allora minoranza del PD), utilizzando proprio l'argomento che le due camere, proprio per le loro diversità, avrebbero potuto resistere meglio ad un'eventuale deriva autoritaria del governo. 

D'altra parte, evviva i tentativi di riforma, perché qualche problema è evidente.
Io trovo inquietante lo squilibrio tra potere politico e potere economico, con i piatti che pendono tutti dalla parte di quest'ultimo.
O a Facebook, che secondo alcuni sta acquisendo i poteri di uno Stato (secondo altri ha costruito una forma di potere totalmente nuova), ed è arrivato anche ad annunciare una propria moneta.
Gli stati nazionali sono piccoli, spesso inermi di fronte alle grandi imprese (tecnologiche, ma non solo), proprio come di fronte alle grandi superpotenze (Cina e Usa in primo luogo).
Che la Repubblica Italiana tenti di cambiare per poter fronteggiare questi colossi mi sembra giustissimo.
Ma non dobbiamo dimenticare che, come piccolo staterello, rimaniamo microscopici (Apple da sola "vale" quanto il nostro PIL, se volete un dato che fa riflettere). 
Il vero obiettivo di chiunque ci voglia "sovrani", dovrebbe essere aumentare i poteri e i processi democratici nell'unica superpotenza su cui possiamo contare, l'UE.

Ivan Faiferri

Immagine di Morning Brew.