Temù: back in black


Nei giorni successivi alle elezioni comunali del 2019, i sostenitori di Giuseppe Pasina andavano in giro a dire "adesso li facciamo fuori". E non parlavano dell'opposizione, ma dei sostenitori dell'ex consigliere regionale Corrado Tomasi, che pure aveva spinto i suoi tra le braccia dell'eterno rivale.
Sì, perché Tomasi, che proviene dalla sinistra DC, è l'ultimo rappresentante di una delle due famiglie politiche che hanno dominato la scena a Temù, fino almeno dagli anni '60. Pasina, che nei ruggenti anni '80 militava nel PSI, rappresentava l'altra.

I Rojo e i Baxter di questo piccolo paesino di montagna.

Dopo una vita passata all'opposizione (Tomasi e le liste da lui spalleggiate sono al potere dagli anni '90), Pasina aveva saputo mettere a segno il colpaccio: prima allearsi con l'acerrimo nemico, e poi "fregare" la poltrona da sindaco al giovane candidato scelto dall'ex consigliere, nelle primarie di lista tenutesi pochi mesi prima delle elezioni. E così coronava il sogno di una vita, ovvero essere primo cittadino del suo paese.
E va riconosciuto che, come primo cittadino, Pasina aveva dimostrato di tenerci al suo paese, raccogliendo consensi trasversali per il suo impegno e la sua presenza quotidiana in municipio. Proprio davanti al suo albergo, l'Avio, dove la gente poteva fermarsi a bere il caffé ... sotto lo sguardo maschio del Duce.

La cosa paradossale è che ora, persone vicine all'opposizione di Temù (quella che, per la cronaca, nel 2017 manifestava contro "l'invasione di migranti" con le barricate sulla SS 42), pubblicano sulle chat di Whatsapp o sulle pagine social messaggi di solidarietà al sindaco, affermando che "Sia i fascisti che i partigiani nelle nostre contrade e sui monti ne han fatte di cotte e di crude... Ognuno nelle proprie case conserva i cimeli che vuole. Chi non vuole vedere non entri! ... La storia non può essere cancellata."

La nostalgia del ventennio e la cancellazione della verità storica sembrano dunque essere temi trasversali tra maggioranza e minoranza, nel piccolo comune di montagna. Comunque, il sindaco ha assicurato che gli innocenti ricordi della dittatura sono stati rimossi: e questo naturalmente risolve il problema.


Ma in fondo, ha ragione l'anonimo estensore del messaggio di solidarietà al sindaco: non c'è da stupirsi di trovare cimeli fascisti in un albergo in un piccolo paesino di montagna, in una nazione dove un primo ministro ha dichiarato che Mussolini è stato "il più grande statista italiano" e un ex ministro dell'interno invocava i "pieni poteri". Per una Repubblica fondata sull'antifascismo, non c'è male.

Ivan Faiferri

Immagine di Nick Nice su Unsplash.