La fortuna che abbiamo (e l'ipocrisia che non sopporto)

Abbiamo avuto una grande fortuna.
Una grande fortuna - e nessun merito - a nascere nella parte del mondo più ricca.
Ecco, mi piacerebbe che ogni discorso sull'immigrazione partisse da qui. Da questa considerazione banale, oggettiva.
Condivisibile da tutti, sinistra centro destra.

Una volta che ci siamo accertati che questo semplice concetto è ben conficcato dentro la nostra testa, possiamo parlare e dire la nostra.
Io ad esempio sono di sinistra. Perciò mi piace l'idea di una società aperta e multiculturale, e sono per politiche volte a ridurre le disuguaglianze sociali ed estendere i diritti di cittadinanza.
Sinistra e destra non sono categorie superate. Esistono eccome. Perciò non mi scandalizza che chi è di destra abbia una visione diversa dalla mia, anche sul tema dell'immigrazione.

Ciò che non capisco è come non si possa provare umana pietà di fronte ai tanti, troppi morti che giacciono nel Mediterraneo. Uomini, donne, bambini. Annegati nell'indifferenza o, peggio ancora, in un clima di aperta ostilità nei loro confronti.
Ciò che mi fa rabbia, in questi giorni, è l'ottusa opposizione all'idea di regolarizzare 600.000 migranti che però, nell'ipocrisia generale, fanno a tutti un gran comodo: perché si spezzano la schiena a raccogliere la frutta e la verdura che noi mangiamo, o perché si occupano, al posto nostro, della cura degli anziani.

La rabbia porta ad essere un po' brutali, e me ne scuso in anticipo. La complessità del tema meriterebbe ben più ampie riflessioni e argomentazioni.
Ma, leggendo l'ennesimo proclama leghista anti-regolarizzazione, mi viene da chiedere brutalmente ai giovani camuni seguaci di Salvini: perché se davvero erano un pericolo per il nostro Paese il vostro amato leader, da Ministro degli Interni, non li ha espulsi questi 600.000 immigrati?
Dal momento che siete contrari alla sanatoria, cosa proponete?
Organizzate voi le squadre di braccianti italici?
Le trovate voi le badanti padane?
Davvero non pensate che far emergere questi lavoratori dal nero e dall'invisibilità sia la strada più efficace per combattere caporalato, sfruttamento, mafie? E - tanto più oggi in piena pandemia - garantire la salute di tutti?

Michele Cotti Cottini

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