Il manager Luca Baiguini: "Lavorare da casa? Non chiamiamolo smart working"

In quest'epoca di pandemia e zone rosse, abbiamo deciso di approfondire il tema dello "smart working" in modo locale e concreto, per capire quanto nella realtà produttiva camuna gli strumenti di "lavoro digitale" da casa siano utilizzati ed effettivamente implementabili. 
Sul ricco numero di "maggio-giugno", i nostri abbonati potranno leggere approfondimenti sul tema ed alcune storie a confronto. 
Intanto, vi regaliamo uno stralcio di questo dossier, riportando ciò che ha risposto ai nostri quesiti il Dr. Luca Baiguini, manager della storica azienda "Abra Beta Spa" di Pian Camuno, docente di "People Management & Organization" al MIP, business school del Politecnico di Milano, autore di libri su argomenti professionali (per conoscerlo meglio: www.lucabaiguini.it).

"Dati i vincoli imposti e le esigenze produttive, nelle aziende che conosci si è riusciti ad utilizzare lo "smart working" in modo soddisfacente?"
Siamo riusciti fin da subito a trasferire l’operatività di alcune persone chiave (customer care, amministrazione, pianificazione della produzione, qualità, ricerca e sviluppo) su postazioni che hanno consentito il lavoro da casa. Preferisco questa espressione a “smart working”. Lavorare da una postazione remota facendo le stesse cose come se si fosse in azienda, infatti, mi pare abbia poco di “smart”.
Per passare concretamente a questa prospettiva serve un profondo cambio di carattere organizzativo, che porti ad utilizzare strumenti digitali non solo per la connessione tra persone e macchine, ma per il controllo dei processi e dei progetti, al fine di massimizzare l’apporto che ciascuno può dare con le proprie competenze e capacità.

"Quanto i dipendenti si mostrano propensi e/o preparati a gestire del lavoro connessi da casa?”
Nel senso della risposta precedente, il lavoro da casa è stato ben accolto da tutti. Qualche difficoltà tecnica, iniziale, ma tutto è andato bene. Devo dire che il team si è dimostrato, ancora una volta, flessibile e disponibile. L’operatività delle persone non si è mai interrotta e ciascuno, è il caso di dirlo, ha fatto la sua parte.

"Pensi che, fuori da tempi di emergenza, lo smart working possa essere incrementato per rendere più flessibile il lavoro, ridurre lo spostamento di qualche dipendente ecc. ed in che modo influenza la produttività?"
Certamente, la forzatura conseguente all'emergenza ci ha costretti tutti a misurarci con un tema che, prima, non ritenevamo prioritario.
Ora si tratta, però, di fare il passaggio dal “lavoro da remoto” ad un lavoro davvero più “smart”, in cui il cambiamento non è soltanto nel luogo fisico, ma nella tipologia di relazione con i collaboratori, basata più sui risultati da conseguire che sulla presenza fisica in ufficio.

Una grande sfida per il tessuto economico, non solo della Valle Camonica.
Ne parliamo sulla prossima uscita...