Correva l'anno...

Due intere pagine, firmate da Marco Facchinetti, per descrivere “l’interminabile crisi della Comunità montana” di Valle Camonica.
«Davvero tormentato per la Comunità Montana il mandato 1985-1990. Si sono avuti ben dieci mesi di crisi durante i quali un fantomatico polo laico-socialista rivendicava l’alternanza delle presidenze nei due enti comunitari…».

Naturalmente, continua Marco Facchinetti, «l’oggetto della lunga trattativa non erano progetti e proposte per le questioni aperte nella realtà camuna» che, elencate a margine dell’articolo vengono riportate sinteticamente qui di seguito, ma, piuttosto, un tentativo di riassettare un equilibrio di potere interno alla Democrazia Cristiana, dopo la scomparsa del senatore Giacomo Mazzoli ed il conseguente emergere di un panorama contradditorio, quale «indice di una lotta sotterranea mai risolta, una serie di colpi bassi con l’occhio alle candidature per il 1990».
La grande assente al tavolo della trattativa, conclude Facchinetti, sarà dunque «la società camuna con i suoi problemi, gli interessi generali, i movimenti sociali, culturali ed economici».

Le questioni aperte:
1. adozione del Piano territoriale, in itinere ormai da 10 anni;
2. predisposizione del Piano del Parco dell’Adamello;
3. efficienza del servizio di nettezza urbana;
4. ultimazione e messa in funzione dell’Ospedale di Esine;
5. attuazione dei Distretti sanitari, intesi come erogatori e coordinatori dei servizi di base;
6. metanizzazione di media e Alta Valle;
7. problemi relativi all’occupazione ed allo sviluppo economico, soprattutto in alta Valle, sempre più segnata da processi di marginalità.

Segretario di zona della Dc era allora Eugenio Fontana, al quale verrà dedicato il seguente corsivo, sotto il titolo “Un simpatico perdente”:

Se c’è uno che ha preso legnate (metaforiche, s’intende, che in sostanza sono le più dolorose), ma tante di quelle legnate da far arrossire una pelle di tamburo o da far apparire il Nicolazzi-frizzi come semplice bersaglio di innocui scherzi da Carnevale, questi è proprio l’esimio professor Eugenio Fontana. Da quando ha lasciato la comoda tranquillità dell’oratorio, s’è dedicato vita ed opere alle legnate altrui, in casa e in trasferta: dai suoi, quindi, che non gli hanno mai perdonato di non essere un analfabeta, e dagli avversari (quelli dichiarati), i quali si sono limitati a fare null’altro che il loro mestiere.
Ebbene, questo simpatico perdente oggi ha cambiato programma (“meglio tardi che mai”, si sarà detto) e, sfruttando forse una di quelle pause che inducono alla riflessione, ha mollato le redini del biroccio (che tanto già andava per conto suo)…
Complimenti, professore! Lei ha compiuto il gesto più coraggioso e serio della sua vita. Ci creda, da oggi, con questo atto di rinuncia ad ogni sorta di velleitarismo, non sarà più un dirigente politico del suo partito (e lei, esimio professore, non ci perde molto, vista la qualità della cordata), ma in cambio, come uomo, ha vinto la prima importante battaglia della sua esistenza (Naïf)

Tullio Clementi

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