Il dibattito sul futuro del Parco regionale dell’Adamello si riaccende, e questa volta con una proposta destinata a far discutere. Ma che dico una, sono due!
Ieri, come riferito dalla stampa, alcuni amministratori locali, sostenuti dalla segreteria della Lega di Valle Camonica, hanno lanciato l’idea di ridurre l’area protetta, spostando il limite inferiore oltre i 1600 metri di quota. L’obiettivo dichiarato: «liberare» i centri abitati dai vincoli del Parco, ritenuto ormai da più parti un ente inefficace, accusato di essere diventato poco più di uno «stipendificio» utile solo a mettere veti.
La proposta, presentata ufficialmente durante una conferenza stampa a Berzo Demo, ha trovato sponda politica favorevole anche in Regione. L’iter prevede l’approvazione da parte dell’assemblea della Comunità Montana, per poi affidare il dossier al consigliere regionale Davide Caparini, incaricato di portarlo in Consiglio regionale. Un piano che ricalca il modello adottato per la recente riforma dell’ATO idrico: prima l’approvazione locale, poi il passaggio nelle mani lombarde.
Nasce il Comitato per la Liberazione delle Montagne: il Parco giusto è a 3500 metri
Ma non tutti si accontentano di una riduzione parziale. Dall’eco della proposta originale nasce una nuova iniziativa: il «Comitato per la Liberazione delle Montagne» (CLM). Obiettivo? Spostare il limite del Parco ancora più in alto. Molto più in alto. Esattamente a 3.500 metri. In altre parole: conservare come area protetta esclusivamente la cima dell’Adamello. Una vetta, peraltro, già spesso nascosta dalle nuvole.
«È tempo di restituire la montagna alla sua vera natura: libera, ariosa, e soprattutto sgombra da qualsiasi vincolo ambientale o paesaggistico sotto i 3.500 metri», recita il primo comunicato del Comitato. «Solo così i territori potranno finalmente tornare a respirare senza essere soffocati da aquile, larici, e altre entità non urbanizzabili».
La proposta, dall'accattivante titolo di Solo Cime, è stata definita dai suoi promotori come «la più equilibrata tra libertà e tutela»: i Camuni e le Camune, e i loro amici palazzinari, potranno costruire senza ostacoli fin quasi alle nuvole, ma la fauna selvatica manterrà un’area sacra intoccabile: lassù, tra i ghiacciai e le nevi sacre, dove nessuno può arrivare. Almeno per ora.
Finalmente un Parco che non disturba nessuno
Il progetto Solo Cime ha già raccolto il plauso entusiasta di numerosi esperti delle scienze naturali e dell’urbanistica, convocati per l’occasione in un simposio d’eccezione, tenutosi nelle cabine della cabinovia Paradiso, al Passo del Tonale.
Il professor Beck Deikrap, geopsicologo alpino di fama planetaria, ha elogiato la visione strategica dell’iniziativa: «Finalmente un Parco che non disturba nessuno. Gli abitanti non lo vedono, gli animali non ci vivono, i turisti non faticano per arrivarci. Una meraviglia della pianificazione invisibile».
Sulla stessa linea anche la dottoressa Santina Polenta, consulente in biofrequenze della neve: «Spostare i limiti del Parco a 3.500 metri è un gesto di grande rispetto verso l’autonomia delle pietraie. E un’ottima occasione per liberare risorse spirituali nei fondovalle.»
Dal mondo imprenditoriale, il commento arriva da Guido Laruspa, ben noto ai lettori di Graffiti, e oggi CEO della startup Skyscraper Alps: «Il progetto Solo Cime è l’inizio di un nuovo paradigma montano. Un parco sospeso, remoto, ineffabile. Finalmente potremo costruire senza il peso morale dei camosci che ci giudicano».
Ci sono anche le proposte operative
Tra le proposte operative del Comitato per la Liberazione delle Montagne, spicca la realizzazione di innovativi osservatori faunistici di alta quota, direttamente sul tetto degli edifici che verranno costruiti nelle aree «liberate» dal Parco. Grattacieli con terrazze panoramiche attrezzate con binocoli motorizzati, per ammirare – da molto lontano – i tre stambecchi superstiti che ancora abiteranno la cima dell’Adamello.
«Un’esperienza unica, tra cemento e contemplazione», assicurano i promotori. Ogni sky-condominio sarà dotato di cupola trasparente, area wellness con vista sullo scioglimento dei ghiacciai e installazioni interattive per tutta la famiglia, come il gioco «Trova l’aquila», disponibile in realtà aumentata (perché dal vivo sarà difficile vederla).
Il progetto prevede anche la costruzione di una nuova linea di ascensori panoramici a energia «teoricamente sostenibile», che collegherà i futuri villaggi alpini di vetta con i nuovi outlet di fondovalle. Uno sviluppo, spiegano, «che armonizza le esigenze del territorio con quelle della speculazione».
Un modello scalabile: Solo Cime, Solo Crateri, Solo Fosse Oceaniche
Il CLM non si accontenta di limitarsi alla Valle Camonica. Il progetto «Solo Cime» è pensato come pilota per una nuova visione di tutela ambientale applicabile ovunque. Il principio è semplice: proteggere solo le zone inaccessibili, scomode e inadatte a qualsiasi altra attività.
Sulle coste, ad esempio, si propone che le aree marine protette vengano spostate nelle fosse oceaniche più profonde, «dove l’essere umano non ha ancora trovato il modo di costruire resort sommersi, ma ci sta lavorando». In alternativa, piccoli parchi marini, fino ai 10 cm quadrati, riservati esclusivamente al plancton, previa autorizzazione.
Sul Vesuvio, invece, si sta già studiando la creazione del «Parco della Caldera», accessibile solo tramite paracadute. I visitatori potranno ammirare la bocca del vulcano da piattaforme sospese ancorate ai nuovi grattacieli panoramici che sorgeranno attorno al cratere. «Un’esperienza immersiva nel senso più letterale del termine», spiegano i promotori.
Il Comitato sta preparando una proposta all’UNESCO per il riconoscimento di questo modello come «Patrimonio dell’Umanità Senza Umanità».
Una tutela gentile, che non ostacola nessuno e accontenta tutti.
Tranne quei guastafeste dei camosci.
Pino Silvestre