Abbiamo sentito l'urgenza di esserci a questo 25 aprile. Una testimonianza, una riconoscenza, una radice per il nostro impegno nell'oggi.
Solenne la manifestazione organizzata a Edolo quest'anno per l'80° anniversario della Liberazione. Ma c'è un di più. Il rito civile ci ha stupito per le risorse messe in campo e per lo scavo nella memoria che ha portato alla luce nomi, fatti, vittime, protagonisti e protagoniste ad ampio raggio, figure spesso ignorate ed anche sconosciute.
Osiamo un percorso personale, nel rispetto di tutte le persone che sono stati ricordate e celebrate.
Non si poteva non partire dal monumento ai cinque martiri dietro il Cimitero di Mu, luogo dove l'11 aprile 1945 vennero trucidati cinque giovani partigiani delle Fiamme Verdi, fra cui Giovanni Venturini di Corteno, fucilato su una sedia, in quanto incapace di reggersi in piedi per le torture subite nei giorni precedenti. Proprio questa data e quella del 2 maggio, quando entrarono in paese marciando i partigiani sopravvissuti e vittoriosi negli scontri campali sul Mortirolo, durati ben diciotto mesi, sono le più rappresentative della Resistenza edolese.
Ma che emozione sentire i nomi delle nove vittime civili di un bombardamento alleato avvenuto il 13 marzo del 1945 nel vicolo Vaiarini, quando fu sventrata una casa abitata da cittadini inermi, anche donne e bambini, in luogo della sede dei soldati tedeschi posta nelle vicinanze. Un episodio sconosciuto che bene racconta come la guerra comporti distruzione, morte, aggravio di dolore e miserie per le famiglie e per la comunità.
Davvero doverosa l'inaugurazione di un cippo alla memoria degli Internati Militari, posto nel piazzale delle Scuole Elementari. Il lavoro di ricostruzione eseguito dall'ANEI consente di sapere che a Edolo furono più di 110 i soldati deportati e schiavizzati in Germania dopo l'8 settembre, tra cui anche persone a noi molto care. Furono ignorati per anni e solo recentemente associati al racconto della Resistenza. Ben ha detto Fabio Branchi, presidente dell'Associazione: "La loro fu una forma di Resistenza, la meno nota, ma non la meno importante, che contribuì a determinare un'Italia libera dallo straniero".
Ed infine l'emersione dei nomi di due donne edolesi impegnate nella Resistenza: Lina Morino e Lisli Carini. Ambedue, nate a Edolo in famiglie borghesi e antifasciste, diedero il loro contributo alla lotta, ma soprattutto nel dopoguerra espressero il loro impegno sociale, politico e culturale. Lina Morino fu una appassionata europeista con ruoli istituzionali; Lisli Carini, moglie di Lelio Basso, seguì un percorso proprio di impegno civile, non direttamente politico. Di lei amiamo in modo particolare l'impegno attivo nel Comitato italiano per il disarmo nucleare. Ce la sentiamo vicinissima, visti i tempi di guerre sciagurate che stiamo vivendo, le minacce nucleari che incombono, il riarmo sbandierato come unico strumento di risoluzione dei conflitti. Per loro, l'installazione di due panchine europee.
Davvero un grande patrimonio di impegno e idealità ci viene consegnato. A noi il compito di custodirlo, ma soprattutto di interpretarlo nel presente, nel tempo sciagurato che stiamo vivendo.
Ale&Mar