Non è solo una notizia: è …un segnale?
Il Consiglio Comunale di Pisogne ha approvato il 28 aprile la mozione che chiede al governo italiano di riconoscere lo Stato di Palestina e di promuovere azioni concrete per la pace e il rispetto del diritto internazionale in Medio Oriente.
Un passo importante, che arriva (lo diciamo con una punta di orgoglio) dopo l'appello pubblicato sull’ultimo numero cartaceo di Graffiti, sottoscritto da 51 realtà del territorio bresciano, tra associazioni, partiti, sindacati e gruppi della società civile. Un appello che chiedeva ai Comuni (e anche alla Comunità Montana) di esprimersi con atti concreti, trasformando l’indignazione per la tragedia in Palestina in presa di posizione politica. Pisogne ha risposto: presente.
Cosa dice la mozione
La mozione approvata a Pisogne è un testo chiaro e articolato, presentato dal consigliere Nicola Musati del gruppo “Crea Pisogne”, e,(a chi scrive fa molto piacere sottolinearlo) segretario del Partito Democratico di Valle Camonica. Non si limita al simbolico “riconoscimento dello Stato di Palestina”, ma va oltre: chiede il cessate il fuoco immediato, la sospensione delle vendite di armi a Israele, l’intervento delle istituzioni internazionali per fermare le violazioni dei diritti umani, il rispetto del diritto umanitario e il sostegno alla ricostruzione di Gaza.
Un passaggio fondamentale: si chiede che lo Stato palestinese venga riconosciuto “entro i confini del 1967, con Gerusalemme quale capitale condivisa”. Si ribadisce la prospettiva dei “due popoli, due Stati”, nel solco delle risoluzioni ONU e delle mozioni del Parlamento europeo.
E poi ancora: condanna della violenza contro i civili, sostegno alla Corte Penale Internazionale, sospensione delle relazioni economiche e militari con Israele finché non si fermeranno le violazioni.
Astenersi, davvero?
A proposito di voti: la mozione è stata approvata, ma la minoranza si è astenuta. Non per disinteresse – sarebbe troppo facile – ma perché, a detta loro, “non si può avere pace finché in Palestina comanda Hamas” e “non si può riconoscere uno Stato in queste condizioni”. Una posizione legittima, certo, ma anche discutibile: sarebbe come dire, ci è stato fatto notare, che tutti gli italiani nel ’45 erano fascisti. O che l’autodeterminazione dei popoli è un principio valido solo quando fa comodo. Insomma, per molti – anche tra chi ci ha scritto – astenersi su una mozione che chiede pace, diritti e fine delle armi resta una scelta grave.
Un sasso lanciato nell’acqua ferma
Sì, lo sappiamo. Una mozione comunale non ferma le bombe. Ma serve eccome. Serve a dire che anche da un piccolo paese affacciato sul lago d’Iseo si può chiedere giustizia. Serve forse a far sapere, a chi in Palestina resiste o semplicemente sopravvive, che non tuttə voltano lo sguardo. Serve, soprattutto, a spingere altri Comuni a fare lo stesso. Come ricordava l’articolo su Graffiti, “oltre ai pur importanti tombini e sagre di paese, i consigli comunali dovrebbero alzare lo sguardo”.
E ora?
Nello stesso giorno, la mozione è stata approvata anche in consiglio comunale a Gianico, mentre Malegno aveva rotto il ghiaccio tempo fa.
E gli altri altri? La proposta è arrivata a tutti i Comuni. Tocca a chi siede in consiglio comunale avere il coraggio di discuterla e (ci auguriamo) approvarla. È anche un risultato frutto di un lavoro corale: “Anche i Comuni di Pisogne e Gianico sono stati sollecitati da persone sensibili al tema”, ci dice chi ha seguito da vicino la vicenda, “È un approccio lungo”.
Se conoscete un consigliere, una sindaca, un membro della giunta del vostro paese, sapete da dove iniziare ;)
Ivan Faiferri