"Se fossi stata un maschio". La parità è ancora lontana

"Boy, european, dreaming big, digital art" (Dall-E)
 

Se fossi stata un maschio, il mio capo non mi avrebbe umiliata in questo modo.
Se fossi stata un maschio, nessuno avrebbe mai detto che avevo ottenuto il posto solo perché sono la moglie di.
Se fossi stata un maschio, quell'uomo non mi avrebbe seguita.
Se fossi stata un maschio, nessuno avrebbe commentato il mio fisico.
Se fossi stata un maschio, nessuno avrebbe preteso da me mille ore di lavoro in più.
Se fossi stata un maschio, sarei stata più libera.

 
Alcune delle risposte che ci sono arrivate quando abbiamo chiesto sui nostri profili di continuare la prima parte della frase. Oggi, Giornata internazionale della donna, parliamo di tutte le volte in cui abbiamo pensato “però, se non fossi nata femmina questo non sarebbe  successo”. In una frase così semplice e breve è racchiuso tutto il gender gap. In solo qualche parola sono racchiusi i mille passi avanti che dobbiamo ancora fare. In un mondo  ideale, queste situazioni non esistono e il rispetto dovrebbe essere generalizzato, non declinato in base al genere.

Se fossi stata un maschio, nessuno avrebbe preteso di controllare il mio corpo.
Oggi, 8 marzo 2023, il tasso di obiezione di coscienza è elevatissimo e solo in Lombardia  sono 5 gli ospedali in cui raggiunge il 100%, impedendo così alle donne di poter accedere all’interruzione volontaria di gravidanza e di concretizzare il diritto alla salute sancito dall’articolo 32 della Costituzione. Tra questi, anche il presidio di Iseo.

Se fossi stata un maschio, non mi avrebbero messa da parte una volta diventata mamma.

Oggi, 8 marzo 2023, le donne continuano a ricevere discriminazioni sui luoghi di lavoro una volta diventate madri. Se non si sono sentite dire di dover scegliere tra famiglia o professione, una volta rientrate dalla maternità molte si sono viste mettere completamente da parte. «A lei interessa solo cambiare i pannolini del figlio», una delle frasi che un datore di lavoro ha detto di una propria dipendente qualche giorno fa.

Se fossi stata un maschio, non mi avrebbero palpeggiata in pubblico.
Oggi, 8 marzo 2023, le donne continuano ad essere molestate. Sui mezzi, all’aperto, ovunque. I loro corpi sono ancora qualcosa di dominio pubblico, che tutti hanno il diritto di toccare. «Non mi avrebbero toccato il sedere in un tour sull’arte, a Roma», ci scrive una ragazza.

Se fossi stata un maschio, non avrebbero minimizzato il mio dolore.
Oggi, 8 marzo 2023, sono circa 3 milioni le donne che soffrono di endometriosi. Una patologia invisibile che ancora troppo spesso non viene debitamente riconosciuta. Il dolore delle donne passa quindi in secondo piano, è un’esagerazione, perché «in fondo il ciclo l’hanno tutte».  Ma non è questo il diritto alla salute e alle cure mediche di cui  dovremmo poter  godere.

Se fossi stata un maschio, avrei potuto studiare.
Oggi, 8 marzo 2023, il diritto all’istruzione in alcuni paesi del mondo resta un miraggio per le donne. Lo scorso 6 marzo è iniziato un nuovo anno accademico a Kabul, senza studentesse. Il 27 febbraio in una scuola iraniana sono state avvelenate centinaia di bambine, lo scopo era chiudere le scuole femminili.

Se fossi stata un maschio, mi avrebbero creduta.
Oggi, 8 marzo 2023, le donne continuano a non essere credute quando denunciano violenze e aggressioni. Campagne e campagne di sensibilizzazione rivolte alle donne, per spronarle a non tacere le violenze subite, servono a poco se dall’altra parte le forze dell’ordine minimizzano gli episodi riportati, se chiedono «e lei, signora, che gli aveva detto?»

Che ci sia ancora molto da fare, molte conquiste da raggiungere, è chiaro. Nel tempo sospeso di un periodo ipotetico, c’è tutto quello che possiamo ancora solo sognare.

 Maria Ducoli