Malegno: «Pensiamo globale, agiamo locale»
«Ales? Prima di tutto un amico. La figura di riferimento quando, poco più che maggiorenne, ho iniziato a prestare attenzione alla vita politica. Lo ringrazio ancora»
Matteo, tra poche settimane saranno dieci anni. Dieci anni senza Alessandro Domenighini. Impossibile non partire da qui. Chi è stato per te Ales?
Prima di tutto un Amico. Allo stesso tempo è stata anche la figura di riferimento quando, poco più che maggiorenne, ho iniziato a prestare attenzione e partecipazione alla vita politica e amministrativa, sempre presente e disponibile, e di questo non posso che ringraziarlo ancora. Prerogativa imprescindibile per Ales è sempre stata il Bene Comune e il doversi impegnare per ciò in cui credeva, questo lo ha costantemente dimostrato nel suo percorso da amministratore. Ales, nella sua semplicità e normalità è stato per me il vero esempio di attuatore della sfida vitale del pensare globale, agire locale. Uomo di pace che con i suoi modi di fare credeva che un mondo diverso e più giusto fosse possibile. Figura mite, con una dimensione umana straordinaria, aperto al dialogo e sempre disponibile all’ascolto di tutti, pacato nei modi ma allo stesso tempo concreto e determinato nel raggiungere gli obbiettivi prefissati. Seppur fosse sempre un passo avanti a tutti non ha mai lasciato indietro nessuno e chi ha avuto la fortuna di incontrarlo è consapevole di aver ricevuto tanto da lui.
A Malegno è andato a votare il 65% degli elettori. Il 90% ti ha scelto. Candidato unico. Come Paolo Erba cinque anni fa. Vi piace vincere facile? Fuor di battuta, ti preoccupa che per dieci anni non ci sarà in Consiglio Comunale alcuna dialettica maggioranza/opposizione?
È innegabile che avere una sola compagine candidata alle elezioni amministrative porti automaticamente a pensare ad un più semplice svolgimento della campagna elettorale prima e gestione amministrativa poi. Vi posso garantire che nella realtà dei fatti non è proprio del tutto così. Non svelo nulla di nuovo nell’affermare che ci sia disaffezione da parte dei cittadini verso la politica, soprattutto quella nazionale, ma ormai da diversi anni questo sentimento trova riflesso anche nell’amministrare le nostre piccole realtà. Viene avanti sempre più un disimpegno partecipativo che personalmente ritengo un atteggiamento contrario al ruolo sociale e civile che ogni cittadino dovrebbe nutrire nei confronti del proprio paese. Certo, non è una passeggiata, è un impegno che sottrae tempo alla quotidianità e allo stesso tempo carica le spalle di responsabilità, ma il lamentarsi senza prendere posizione o peggio ancora senza impegnarsi in prima persona, personalmente trovo che lasci il tempo che trova. Sono anche convinto che gli amministratori si debbano adoperare nell’attuare ogni qualsivoglia azione che possa stimolare l’impegno civico dei propri cittadini per riavvicinare le persone alla politica tramite la partecipazione attiva alla vita amministrativa delle proprie comunità. È un segnale indiscutibilmente preoccupante soprattutto in chiave futura. Il fatto di non avere un’opposizione in Consiglio Comunale è una penalizzazione dal punto di vista della dialettica democratica che dovrebbe animare la vita amministrativa di ogni Comune. La mancanza di un confronto impoverisce sicuramente l’apporto di idee, anche se diverse, nonché risulta limitante per la visione complessiva sulla comunità ed il suo territorio.
Come hai vissuto le tue prime settimane da Primo Cittadino?
Intensamente. È il termine che meglio descrive l’inizio di questo percorso. Non c’è dubbio che la musica cambia quando da cittadino, anche se da sempre attivo e vicino alla vita amministrativa, si passa ad indossare la veste da sindaco. I rapporti con i cittadini, con i funzionari comunali e con gli enti sovraccomunali assumono una prospettiva totalmente diversa. La burocrazia ti assale, ogni problematica va pesata e valutata nella sua complessità cercando di sintetizzare al meglio ogni tipo di decisione o scelta. C’è molto da fare e soprattutto da conoscere ed imparare, cerco di districarmi tra la mole di partite da seguire, qualche errore lo si commette, ma sono fiducioso che fare un passo alla volta sia la soluzione migliore per ottenere un buon risultato finale.
Malegno vanta, senz’altro a ragione, la fama di “comune virtuoso”. Quali sono i problemi da affrontare? Quali sono le priorità della tua squadra?
Si può dire che non passi giorno senza che emerga una qualsivoglia problematica, dalla più banale facilmente risolvibile, alla più complessa che richiede tempo e a volte non è nemmeno così scontato si riesca a trovarvi una soluzione. Le priorità per noi sono affrontare le sfide cruciali che in questo periodo storico investono ogni ambito della collettività. Sono sfide ambientali, sociali, economiche e culturali strettamente intrecciate tra loro e che coinvolgono tutta la comunità, anche quotidianamente. Puntiamo a far sì che un buon livello di qualità della vita possa essere una prerogativa di tutti.
Nel giorno in cui tu sei stato eletto Sindaco, alle europee Fratelli d’Italia si è confermato primo partito di Malegno, con il 34,3%. Vero che PD (21,9%) e AVS (7,6%) a Malegno hanno tra i risultati più alti della Valle, ma resta il paradosso che tu, da sempre impegnato nell’ANPI, vieni eletto Sindaco a furor di popolo da un popolo che vota a larga maggioranza i post-fascisti di Meloni o neo-sovranisti di Salvini. Pensi potrà mai tradursi il consenso amministrativo in un ritorno al voto politico verso la sinistra?
È palese che nelle nostre comunità soprattutto negli ultimi anni vige la formula (non proprio matematica!) per la quale gli elettori alle tornate amministrative votano le persone, non i partiti. Basti analizzare il fatto che a livello camuno non c’è una sola amministrazione comunale che alle elezioni si sia presentata sotto il simbolo di un qual si voglia partito politico di riferimento nazionale. Sinceramente stante la situazione odierna ritengo un miraggio tradurre il consenso amministrativo in un voto politico a sinistra, vuoi perché la Valle non è più rappresentata da politici camuni di sinistra degni di nota, vuoi perché la sinistra stessa non è in grado di trovare la quadra intorno ad una coalizione che racchiuda le diverse, troppe, anime che la compongono. Certo è che sta anche a noi amministratori tenere alta l’attenzione e lavorare quotidianamente attuando delle buone pratiche amministrative volte a sensibilizzare e far aprire gli occhi ai nostri concittadini su determinate tematiche e partite.
Michele Cotti Cottini
Questo articolo è uscito sul numero 324 di Graffiti.