Questo articolo è apparso sul numero 313 di Graffiti (maggio-giugno 2022).
"Una forma di formaggio che piange". Dall-e 2. |
Cosa succede a CISSVA? L’acronimo del Caseificio Sociale della Valle Camonica e del Sebino società cooperativa sociale è apparso più volte nei titoli di giornale in questi mesi, in un rapido ribaltamento di fronti.
Nata nel 1982 sulle ceneri di una precedente cooperativa agricola fallita, CISSVA è stata oggetto di periodici interventi della politica nel corso degli anni, con frequenti iniezioni di denaro pubblico, solitamente definite «rilanci», piani industriali a tratti bizzarri, e ingerenze nella gestione.
Dal 2019 un nuovo CDA, guidato dalla sindaca di Sulzano, Paola Pezzotti (Centrodestra), ma composto, in perfetto stile camuno, da figure di varia estrazione politica, ha provato a «fare pulizia», come ci dice la presidente stessa.
«Negli anni precedenti non si era investito in progetti di sviluppo ed efficientamento, così al nostro arrivo abbiamo cercato di percorrere la strada del consolidamento finanziario, della riorganizzazione gestionale (ancora in corso) e di una migliore remunerazione dei soci».
C’erano poi vari problemi che si trascinavano da anni: un bilancio che pochi anni prima (2016) aveva chiuso con una perdita di più di € 400.000,00; una società commerciale con perdite per 1,8 milioni di euro, il prezzo del latte che era passato da € 0,45/litro nel 2013 a € 0,32/litro.
Il balletto degli enti
Anche il provvido aiuto della politica locale era in forse, dopo che la Legge Madia aveva previsto il taglio delle partecipazioni degli enti pubblici.
«Al mio insediamento», continua la presidente, «gli enti comprensoriali avevano deliberato l’uscita. Io ho chiesto un ripensamento. Il dialogo, inizialmente, era ottimo».
E così (2020) era stato approvato un accordo che prevedeva vari punti: l’acquisto, da parte degli Enti, del caseificio, un aumento di capitale di € 750.000, un contributo di € 150.000 oltre all’inserimento di CISSVA all’interno del «PNRR Camuno».
Il prezzo di tutto questo era accettare una presenza sempre più ingombrante della politica: gli enti avevano infatti imposto la revisione dello statuto, con aumento dei loro voti, poltrone garantite per i loro rappresentanti in CDA e una clausola di gradimento sul presidente. Una «OPA della politica sulla mitica Rosa Camuna» (Corriere della Sera, 9-12-2020).
L’uomo del nord
L’interventismo politico sulla cooperativa agricola aveva tra i suoi promotori Mario Bezzi: proprio lui, coordinatore del «PNRR Camuno». In esso CISSVA aveva un ruolo importante, ovvero, come riassume un politico addentro alla questione, «operare da HUB per l’intera filiera agroalimentare, sostenendo e commercializzando anche altre produzioni tipiche e marchi d’area», in particolare con un nuovo negozio in Valsozzine, vetrina turistica e green della nuova Ponte di Legno.
Ma ecco che, a gennaio 2022, accade l’imprevedibile: l’assemblea di CISSVA rigetta le modifiche statutarie, e boccia una mozione di sfiducia al CDA, ispirata dagli enti comprensoriali. Gli enti, scottati dal rifiuto, ritirano il loro supporto e, ad aprile, escono dal capitale sociale, con un voto quasi unanime (solo il Comune di Cerveno si astiene).
Come è potuto accadere?
Secondo Pezzotti, la vicenda è complicata: «Noi a febbraio 2021 abbiamo modificato lo statuto, ma BIM e Comunità Montana non hanno mai fatto il loro passo. Hanno deliberato un contributo e un aumento di capitale senza mai attuarli, pretendendo inoltre che si creasse una nuova società. Anche durante l’assemblea di gennaio, i soci hanno votato semplicemente per sospendere tutto e cercare un chiarimento, ma i rappresentanti degli enti hanno voluto andare al voto, ed hanno perso».
Effettivamente, ci conferma anche Marzia Romano, sindaca di Cerveno, il CDA di CISSVA avrebbe tentato la mediazione, ma non avrebbe trovato interlocutori: «lo stile dell’Alta Valle Camonica è quello di cercare lo scontro». «Ma che fine fanno ora», si chiede la prima cittadina, «i soldi che si dovevano investire nell’aumento capitale sociale e tutti quelli da investire su per il piano strategico?»
La risposta potrebbe venire dalla costituzione, avvenuta a marzo a Ponte di Legno, di «Agricoltura Etica nella Valle dei Segni», una nuova entità che ha l’obiettivo dichiarato di promuovere le produzioni locali e retribuire il latte «il 30% in più di CISSVA». La nuova realtà sarà guidata da SIT, la società degli impianti dell’Alta Valle, che realizzerà anche il «Polo Iconico» già previsto nel piano strategico, dove verranno valorizzate le eccellenze della Valle.
Una «guerra tra bande»?
A uno sguardo poco attento, la situazione potrebbe anche sembrare una («nobile») divergenza di piani industriali: gli enti volevano una CISSVA che facesse da tramite per promuovere e vendere tutti i prodotti dell’agricoltura camuna, mentre, come ci dice la Presidente Pezzotti, l’obiettivo principale del CDA è «efficientare il sito produttivo di Capo di Ponte, puntare sulla Rosa Camuna come prodotto di mercato, venduto alla grande distribuzione, valorizzando anche il prodotto stagionato e i sottoprodotti», mentre «gli aspetti legati alla logistica e ai negozi» (ovvero quelli su cui più punta il piano strategico), «sono meno centrali».
Un osservatore più smaliziato, però, vede una realtà meno edificante: «è uno scontro tra bande».
Subito dopo l’assemblea di gennaio 2022, mentre gli enti comprensoriali preparavano la loro uscita, la Coldiretti e l’assessore regionale all’agricoltura, Fabio Rolfi (Lega), hanno ribadito il loro sostegno al CDA del caseificio, con la promessa, da parte della Regione, di un contributo da più di 4 milioni di euro.
«Saranno gli agricoltori quelli che ci rimangono in mezzo, schiacciati?», si chiede Romano.
«Non condivido l’impostazione personalistica dello scontro», aggiunge, «ci sta l’idea di vendere i prodotti agricoli in Alta Valle. Ma se il piano industriale di CISSVA è sbagliato, che senso ha uscire? E d’altra parte, Coldiretti e la Regione hanno davvero la volontà di aiutare l’agricoltura camuna?»
La Lega stessa ne esce spaccata, con l’assessore all’agricoltura della Comunità Montana, Enrico della Noce, che appoggia l’uscita, contro il suo omologo regionale.
Futuri differenti
Pur all’interno di una cornice che sa di scontro di potere, ci sono comunque delle divergenze anche sul futuro dell’agricoltura camuna.
C’è il progetto degli enti è basato sul «polo iconico» realizzato da una «archistar», in Valsozzine, per rendere l’agricoltura camuna «un gioiello», secondo le parole di Sandro Bonomelli.
C’è la visione della presidente di CISSVA, che vorrebbe una politica che dia supporto e risorse alle aziende per «efficentarsi», e sogna «un QR code sulla bottiglia del latte con cui sapere in quali pascoli mangiano le mucche».
C’è infine chi, come Romano, vorrebbe che le risorse non andassero in singoli progetti che insistono solo su singoli territori della valle, ma «venissero distribuiti meglio, dando una mano anche ai comuni perché i bandi di affitto delle malghe non siano bandi fasulli».
Prospettive diverse, nelle quali difficilmente a decidere sarà il voto dei cittadini, quanto piuttosto i vecchi, rodati meccanismi della politica. Come scriveva Bruno Bonafini nel ‘93, sempre riguardo a CISSVA, «tra i protagonisti del nuovo si propongono molti attori della vecchia recita».
Ivan Faiferri