Chi si beve la nostra acqua

Ve la ricordate, la siccità del 2023? Tra primavera ed estate dello scorso anno fiumi e laghi sulle nostre montagne erano a secco. Le fotografie dei grandi bacini artificiali (come il Lago Baitone) riempiti a meno della metà sembravano immagini tratte da un film di fantascienza apocalittico, o da qualche western di Sergio Leone.

"Sono quattro mesi senz'acqua, ma uno come te ce la può fare", avrebbe detto il Brutto.

Qualcuno quell'acqua dovrà pure usarla...

Ma i danni non erano solo ambientali. Mentre noi abitanti della montagna ci lamentavamo per il clima impazzito, in altre stanze si piangeva sull'acqua perduta - nelle stanze di chi guadagna producendo energia idroelettrica dalla nostra acqua.

Prendiamo i dati da uno studio della Comunità Montana pubblicato nel 2022. Il periodo di rilevazione sembra in realtà (su questo i dati non sono molto espliciti) fermarsi al 2019 (ed essere iniziato almeno nel 2013, data a cui risalgono le diapositive poste a commento dello studio). Si tratta quindi di numeri non troppo aggiornati, ma che possono comunque darci un quadro della situazione.

La portata massima totale delle concessioni di derivazione d'acqua per la produzione idroelettrica da torrenti e fiumi camuni è di  472.384,49 l/s. Si tratterebbe del secondo fiume italiano per portata (il Po è a 550.000 l/s, secondo i dati ARPAE), il Ticino, che in questa immaginaria classifica è il terzo fiume, è a 400.000 l/s.

Nel 2013 la portata massima totale derivata era di 397.013,08 l/sec. In nove anni c'è stato quindi un incremento del 16% dell'acqua sfruttata.

 


Se andiamo a vedere chi controlla le concessioni, scopriamo che i primi tre concessionari (Enel Produzione Alpi Est, Edison S.p.A. ed Enel Green Power S.p.A.) hanno in mano circa il 70% della potenza generata, e sfruttano derivazioni che ammontano a circa il 54% dell'acqua sfruttata.

Ci sono poi altri 19 soggetti che sfruttano impianti che nel complesso generano più di 1 mw per concessionario. Al di sotto ancora abbiamo ancora 45 imprese che sfruttano concessioni più piccole, con potenza nominale media inferiore al megawatt.

I dati non fanno però del tutto luce su chi siano i maggiori beneficiari degli introiti  delle centrali idroelettriche, perché non contano le partecipazioni. Enel ed Enel Green Power sono parte dello stesso gruppo, mentre altri attori, anche di minor peso (ad esempio Iniziative Bresciane spa) hanno partecipazioni in numerosi impianti realizzati da compartecipazioni pubblico-privato (per esempio quelli delle centrali della società elettrica dalignese o di quella di Vezza d'Oglio).


Sono attive, ad oggi, 101 concessioni di derivazione d'acqua.

La più "antica" risale al 1918, ed è quella della centrale "Paisco Loveno" di Enel Green Power.

I dati raccolti dalla Comunità Montana non specificano la data di rilascio di cinque concessioni piuttosto importanti: le Centrali "Edolo", "Mazzunno" e Gratacasolo, controllate dal gruppo Enel, con concessioni che scadono nel 2029, e la Centrale "Paraviso", di proprietà della Società Idroelettrica Lombarda S.r.L., con una concessione che scade nel 2045. La concessione per la Centrale "La Rocca" di Sistemi di Energia S.p.A., nel territorio di Borno, risultava invece in corso di rinnovo al momento della rilevazione.

Se vediamo le concessioni di cui conosciamo la data di rilascio, notiamo un andamento abbastanza ondivago nel corso del tempo. Colpisce però il fatto che, nel decennio 2010-2019, sia stato rilasciato il 30% delle concessioni, se prendiamo la portata totale dei corsi d'acqua coinvolti, ma che questa corrisponda solamente al 20% della potenza nominale: si sfrutta più acqua per generare meno energia.



Se infine guardiamo al numero di concessioni rilasciate nei vari periodi di tempo, vediamo che 47 su 101 risalgono al decennio 2010-2019. Questo dato, per quanto abbastanza grossolano, ci fa vedere quanto la sete di energia idroelettrica sia andata crescendo negli ultimi anni, con molti piccoli impianti progettati (soprattutto dai comuni e dalle loro società partecipate) su torrenti o sulle condotte degli acquedotti.

Nulla si dice nei nostri dati su quanto vale questa acqua in termini economici.

I comuni ricevono un "sovracanone", cioè un introito annuale, che per il 2022-2023 era pari a € 31,94 per ogni kw di potenza nominale. Il sovracanone è pagato per tutte le concessioni con una potenza superiore a 220 kw. Non si tratta dell'unico importo pagato dai concessionari agli enti pubblici (viene pagato ad esempio anche un canone alla Regione), ma è l'unica somma di denaro che viene erogata annualmente al territorio.

I gestori degli impianti, invece, vendono l'energia idroelettrica. Secondo l'Istat, nel 2023, il prezzo medio dell'energia per il mercato tutelato è di € 0,282 per kwh.

Questo significa ad esempio che per la centrale di Edolo, che ha una potenza nominale media di 29607,55 kw e una produzione media annuale stimata da Enel in 220 Gwh, il sovracanone pagato è di € 945.665,15, mentre i ricavi dalla vendita di energia elettrica, se si utilizza il prezzo medio riportato, sono di € 62.040.000,00

Nel complesso, i sovracanoni di tutte le concessioni per impianti idroelettrici assommano a € 8.289.512,45. Una bella cifra, di per sé... ma una miseria, se si pensa agli incassi ottenuti da chi produce l'energia, e ai danni ambientali, paesaggistici, ed economici che il territorio subisce.

Ivan Faiferri