Niardo un anno dopo. Tra i soldi non arrivati e la resilienza della comunità

Dall'archivio di Graffiti, l'articolo di Maria Ducoli uscito a luglio 2023, che parla dei ritardi ai ristori per l'alluvione a Niardo. Oggi una parte di quei fondi sono arrivati... ma intanto son passati 15 mesi.

Prima un boato, poi il vento e infine l’acqua. Tanta. A scrosci. Una pioggia battente che sembrava non finire mai, in una sola ora 187 millilitri. Era il 28 luglio 2022, quando i torrenti Re e Cobello esondarono, sfregiando il paese di Niardo. Massi e fango al posto delle strade, mentre fiumi improvvisati tagliavano vie e cortili, le case accartocciate su loro stesse. 400 mila i metri cubi di materiale scesi da 11 canaloni, l’incubo che si ripeteva a distanza di 35 anni dall'alluvione del 1987, in cui persero la vita i coniugi Pandocchi.
Oggi, a un anno di distanza, a Niardo restano cantieri aperti e indignazione da parte dei cittadini e del sindaco, Carlo Sacristani. Il motivo è semplice, ed è tutto all’italiana: i risarcimenti ai privati e alle ditte non sono ancora arrivati. «Sono soddisfatto per come è andata con i rimborsi nel pubblico» spiega Sacristani, «i soldi sono pervenuti nei tempi preposti e ci hanno consentito di avviare i lavori di ripristino e messa in sicurezza. Però, c’è del rammarico per la situazione che coinvolge le famiglie  e le ditte: dopo un anno non hanno ancora percepito un euro».


Il responsabile della gestione dei contributi è il Dipartimento della Protezione Civile, che ha previsto le cosiddette «Misure di immediata ripresa di attività economiche e produttive e di immediato ristoro ai nuclei familiari». Non si sa di preciso cosa intendano per «immediata ripresa», dal momento in cui è passato un anno e ancora di rimborsi non si sono visti.
Ma niente paura, siamo perfettamente in linea con il resto d’Italia. Quando una calamità naturale si abbatte su un qualche paese dello Stivale - qualsiasi esso sia -, poi ci si deve scontrare anche con il ritardo degli stanziamenti per la ripartenza. Era il 2009 quando una scossa di magnitudo 5,6 della Scala Richter svegliava L’Aquila prima del tempo, sotto una pioggia di calcinacci. 309 vittime, 1.600 feriti e 80.000 gli sfollati. A distanza di quattordici anni, il 25 gennaio 2023 sui giornali è apparsa la notizia di una nuova condanna per il Governo, decisa dal Tribunale civile dell'Aquila, che ha previsto 6 milioni di risarcimento per 20 cittadini. Lo scorso dicembre erano stati 8 i milioni previsti per 30 parti civili. Insomma, a quasi 15 anni dal terremoto, parte della popolazione deve ancora vedere i soldi promessi e, se proprio ci tiene, deve passare dai tribunali.
Era il 12 novembre del 2019, quando l’Acqua Granda bagnò, distrusse e mise in ginocchio Venezia. 187 centimetri, un vento freddo e una pioggia che potevano solo aumentare la complessità della situazione. La sirena che solitamente annuncia il picco due ore prima suonava impazzita, gli occhi sul telefono per controllare l’app con gli aggiornamenti in tempo reale sull’alta marea, in costante crescita. Oggi, a quattro anni di distanza, gran parte dei veneziani sta ancora aspettando i rimborsi. Emilia Romagna, 16 maggio 2023. Paesi interi sott’acqua, Bonaccini - in veste di commissario straordinario per la gestione dell’emergenza - firma un’ordinanza che semplifica le modalità per il contributo di primo sostegno, che prevede 5 mila euro per i danni alle abitazioni. Vedremo quando le promesse si tradurranno in bonifici.
«Mi sembra una presa in giro nei confronti dei miei cittadini» continua Sacristani, sottolineando che per molti si tratta di soldi per far fronte ai danni subiti dall’abitazione principale, e che «è vergognoso che dopo un anno ancora non si veda nulla». Il sindaco racconta che anche il dirigente dell’Unità organizzativa della Protezione Civile di Regione Lombardia, Alberto Cigliano, ha ammesso che c’è un ritardo di quattro anni nel pagamento dei risarcimenti da parte del Governo. Che poi, la cronaca dice altro e mostra slittamenti ben più lunghi. Ma siamo ottimisti. Proprio come il presidente della Comunità Montana di Valle Camonica, Sandro Bonomelli, che ha dichiarato: «Anche se la burocrazia è lenta, si sta finalmente realizzando ciò che tutti ci auspicavamo, e si sta procedendo con i contributi a sostegno di chi è stato colpito duramente dall’alluvione. Invito ancora una volta ad avere pazienza e fiducia nelle istituzioni». Perché una novità effettivamente c’è. Tra la metà di maggio e i primi di giugno sono stati approvati gli elenchi dei beneficiari dei contributi di immediata ripresa. Sì, proprio quelli che avevano bisogno di un contributo velocemente per rimettere in sicurezza la propria casa o la propria azienda. Meglio tardi che mai, in fondo.
La nota positiva è stata la gara di solidarietà che ha subito abbracciato gli alluvionati. «Abbiamo raccolto circa 150 mila euro tra Pro Loco e privati, di cui 50 provenivano dalla Diocesi di Brescia» spiega il sindaco, aggiungendo che sono stati poi divisi tra i cittadini  a seconda del bisogno. «In base all’entità dei danni subiti, abbiamo dato dai 350 ai 3500 euro, praticamente sono gli unici soldi che i residenti hanno visto, considerando che quelli attesi dal Dipartimento di Protezione Civile chissà quando arriveranno. «Briciole rispetto ai danni avuti» ritorna sul discorso Sacristani, amareggiato. Si rianima, però, quando racconta di come i paesi non si siano fermati o piegati sul loro stesso dolore. «Abbiamo garantito le attività previste dal bando Estate Insieme della Regione, le iniziative per i bambini sono proseguite anche in quei giorni difficili». E allora ecco l’altro fil rouge tutto all’italiana: la resilienza della comunità. Parola usata e stra usata, ma efficace per descrivere il comportamento di chi va avanti anche quando sarebbe più facile immobilizzarsi nel fango. Niardo, L’Aquila, Venezia, l’Emilia, scenari diversi, calamità diverse, ma la stessa perseveranza.


Maria Ducoli