Mottinelli: contro la crisi idrica, il primo passo è l'acquedotto di Valle

Negli ultimi due anni, il PD di Valle Camonica ha iniziato a farsi sentire con più frequenza, rispetto al silenzio del passato, attraverso comunicati, iniziative, convegni, manifestando la propria posizione su vari argomenti di interesse per il nostro territorio.
La scorsa settimana, attraverso un comunicato stampa, il partito ha lanciato l'idea di un acquedotto di Valle per combattere la crisi idrica. Siamo andati a chiedere cosa questo significhi al segretario di zona, Pier Luigi Mottinelli, in una conversazione che si è allargata anche ai temi della politica ambientale camuna e al problema della rappresentanza per i territori di montagna nelle future elezioni.

Qual è il senso del progetto di un acquedotto di Valle?

La scarsità di acqua, che fino a qualche anno fa sembrava un evento straordinario in montagna, oggi è un fatto non episodico e si ripeterà.
Solitamente l'acqua è una presenza costante da noi: c'è ed è abbondante.
Noi Camuni dobbiamo però considerarla una risorsa, da preservare in forma efficace, efficienti e sostenibili sia ecologicamente che economicamente.
Prima di tutto non dobbiamo disperderla.
L'idea dell'acquedotto di Valle non è nuova,  risale al primo piano di risanamento delle acque della Provincia di Brescia all'inizio degli anni '90.
Allora era assessore all'ecologia Walter Sala, un camuno, che propose una suddivisione in due aree, medio-alta e bassa Valle, con la realizzazione di due condotte di fondovalle per la captazione delle eccedenze dalle reti idriche dei singoli comuni.
È un progetto che va ripreso e indagato, ripensato, e noi chiediamo che le amministrazioni della Valle si facciano carico di questa nuova progettualità.
Un'esigenza attuale e sempre più stringente.

Cosa rispondi a chi dice che si tratta di un'opera irrealizzabile?

Innanzitutto siamo di fronte a una stagione straordinaria: quella del Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR), che proprio sulla gestione efficiente dell'acqua ha stanziamenti importanti.
La Valtrompia ha ottenuto un finanziamento di 30 milioni di euro per collettare la rete di adduzione da Bovegno in giù. Serve la buona volontà: la soluzione tecnica (Condotta unica o più condotte comuni) è indifferente, ma lo sfioro del troppo pieno nelle vasche dell'acquedotto, e la rete delle fontane devono avere un circuito di ricircolo. Oggi ci sono comuni con meno problemi, e comuni con il razionamento dell' acqua. L'acquedotto di Valle è un'opera possibile, che ha bisogno di risorse e di impegno, ma che si ripagherebbe: sarebbe come avere un serbatoio di acqua da mettere a disposizione a chi è in difficoltà.

È un'opera che solo un soggetto unico e autonomo per la gestione delle acque in Valle Camonica potrebbe fare?

Ritengo che l’acqua in Valle Camonica, per la conformità morfologica, non possa che essere gestita come un tutt’uno. Ma questo può essere fatto sia da soggetto autonomo sia da una realtà provinciale, che gestisce la Valle come una zona autonoma.
L'esempio della Valtrompia calza nuovamente, perché lì la rete idrica è gestita da una società partecipata da A2A e il finanziamento è stato chiesto dalla Comunità montana della Valtrompia.
Auspichiamo che la valle si muova come meglio ritiene, l'importante è che il tema venga posto. Prima della nostra riflessione non ho trovato altri che l’abbiano proposta.

Più in generale, quali sono le priorità della politica camuna rispetto al cambiamento climatico?

Secondo me dobbiamo concentrarci sull'abbattimento delle fonti forti di inquinamento che aumentano la gradazione climatica e l'elffetto serra.
Innanzitutto le emissioni delle caldaie per il riscaldamento domestico. Qui l'idea da perseguire è il teleriscaldamento: la sostituzione degli impianti monofamiliari molto inquinanti con sistemi nuovi e centralizzati. Il metano è stata un’innovazione anni fa, ma oggi ci sono soluzioni migliori. Ad esempio il geotermico, l' integrazione solare o anche la combustione della biomassa in una centrale unica, come fanno in Alta Valle.
In secondo luogo la mobilità, partendo dallo sviluppo di una rete di ricarica per le auto elettriche. Il limite per la valle, poco servita dal trasporto pubblico, è l'utilizzo massivo automobile di proprietà, magari per fare viaggiare una persona sola.
È importante anche dirottare il più possibile i pendolari sul trasporto pubblico. Questo però richiede la rigenerazione dei vettori della linea Brescia-Iseo-Edolo. Gli studi commissionati negli anni dimostrano che è impossibile l'elettrificazione della nostra ferrovia: la sola strada è avere un treno a idrogeno, con collegamenti per le convalli laterali con pullman convertiti a idrogeno o sistemi ibridi.
Ci sono già dei progetti anche su questo, come lo studio guidato da Dario Furlanetto, che ne ha parlato a un evento del PD di Valle a Breno, lo scorso maggio.
Penso che questi sarebbero i primi due temi di intervento, con impatti importanti sulle emissioni.

Come possono fare i camuni a far sentire la loro voce nelle prossime elezioni?

La riduzione da 945 a 600 dei parlamentari toglie rappresentanza per i territori come la Valle. Abbiamo un sistema elettorale che non premia le aree vaste non densamente popolate. Sulla carta, 60 milioni di abitanti che eleggono 600 rappresentanti significherebbe un parlamentare ogni centomila votanti.
Ma in realtà la valle fa parte di collegi molto grande e la rivisitazione dei collegi li rende più grandi, dove non partecipa come soggetto unico o principale.
Per pensare di avere una nostra rappresentanza, dobbiamo convergere con le altre valli bresciane su persone riconosciute da tutti. Per questo è ancora più importante avere qualità nelle candidature, tenendo presente anche lo statuto regionale, che parla di limite dei due mandati per il PD. È arrivato il momento – proprio perché la stagione è straordinaria – che si cerchi di far rispettare gli statuti.
Da questo punto di vista, la decisione di Marina Berlinghieri, che ha rappresentato la valle per due legislature ed ha scelto di non ricandidarsi, è un gesto generoso e in linea con le regole della nostra comunità politica.

 
Intervista a cura di Ivan Faiferri