Rivediamo l'Ucraina e con lei la luna di Kiev. Piccole memorie di un viaggio

Chissà se la luna
 di Kiev
è bella
come la luna di Roma,.
chissà se è la stessa
o soltanto sua sorella..

Così recita una filastrocca di Gianni Rodari, che in questi giorni circola sui social. Noi l'abbiamo vista la luna di Kiev. E' bella e luminosa quanto quella di Roma e della nostra Valle. Lo assicuriamo. L'abbiamo ammirata nell'agosto del 2011 e, come succede agli umani, abbiamo sepolto l'immagine sotto strati di vita vissuta. Ma ecco, ritorna alla mente e splende nella sua rotondità, oltre che sugli orrori passati e presenti. E' la guerra straziante di oggi che ci riporta là.

Nell'agosto del 2011 la capitale dell'Ucraina festeggiava il suo ventennale dell'indipendenza: era in corso una parata scenografica in Maidan Nezalezhnosti con l'altissima colonna dell'indipendenza e l'affaccio di palazzi moderni oltre che di fontane, bandiere e coccarde ovunque, molta animosità giovanile per le strade. Desiderio di vita e di modelli occidentali. L'unica statua di Lenin era relegata in una piazza lontana e vigilata da alcuni soldati, perché non venisse assaltata e distrutta. Non lontano dal nostro albergo, in centro, c'era un quartiere isolato e difeso con le armi, perché Julija Tymosenko, oppositrice al governo filorusso in carica, ed accusata, vi si era barricata, protetta dai suoi seguaci. 
Ci si presentarono una realtà politica piuttosto agitata, una società in movimento, una spaccatura tra la generazione vissuta con l'URSS e quella giovane desiderosa di emancipazione e libertà e una volontà di aprire l'Ucraina all'arrivo di viaggiatori e turisti. Noi ci siamo andati in un gruppo organizzato dal Museo del Deportato di Carpi, appoggiandoci ad una nascente agenzia turistica locale, che era stupita dal nostro programma di viaggio. Non volevamo solo un'immagine superficiale dell'Ucraina, ma volevamo entrare dentro alcuni nodi storici. 

Ci siamo spinti fino a Chernobyl, dove adesso ci sono un museo e un paesaggio spettrale, disabitato e in rovina, aggredito dal veleno e dall'incuria. Inoltrandoci ad est emergeva l'anima russa ed ortodossa della nazione; mentre l'ovest gravita intorno a Leopoli, quasi una seconda capitale, con un'anima asburgica e cattolica.
 Alla periferia della capitale abbiamo visitato la fossa di Babyn Yar, dove nel settembre del 1941, in due giorni, sono stati massacrati 33.771 ebrei di Kiev dai nazisti e da collaborazionisti ucraini. Altri oppositori vennero uccisi negli anni seguenti della guerra fino ad un numero di 100.000. C'erano alcuni segni di quel primo eccidio, alcune installazioni simboliche, ma ancora non c'era il Memoriale della Shoah, inaugurato nel 2016 ed ora profanato da bombe russe nella guerra in corso. Un attacco spregiudicato ad un luogo di memoria, fortemente simbolico e quasi sacro, potremmo dire riassuntivo di altri eccidi commessi in quella terra, visto che l'Ucraina era abitata in quegli anni dalla più grande comunità ebraica in Europa, e derubricati come uccisioni di civili da parte dei nazisti. 

Non ci fu risparmiata neppure la tragedia dello sterminio per fame, l'holodomor, termine inventato dagli ucraini per descriverlo. Altra pagina ingombrante della storia ucraina nei suoi rapporti con la Russia. Si riferisce alla morte, provocata negli anni Trenta dalle politiche di collettivizzazione agraria dell'URSS. La tragedia ebbe inizio quando Stalin, tra l'autunno del 1932 e la primavera del 1933, decise la collettivizzazione agraria, costringendo anche i kulaki, contadini benestanti e proprietari terrieri ucraini, ad aderirvi contro la loro volontà. La fertile Ucraina, che conosciamo anche oggi come il granaio d'Europa, venne messa in ginocchio, le terre vennero confiscate, il grano requisito, fu proibito conservare qualsiasi cibo, anche bucce di patate, si impedì a chiunque di andare in città. Fu un massacro: in tutta l'URSS circa cinque milioni di persone – deliberatamente private dei mezzi di sostentamento – morirono di fame. Di questi, secondo le stime, quattro milioni erano ucraini.
Ci si spezza il cuore a vedere come è ridotta l'Ucraina oggi. Noi, come tanti, abbiamo il cuore straziato in questi giorni, davanti ad un'aggressione militare senza precedenti. Anche la luna di Kiev viene oscurata dai fumi degli scoppi di bombe e degli incendi. E poi chi guarda la luna, se gli abitanti sono rintanati come topi negli scantinati e nelle stazioni della metropolitana?
Siamo disarmati di armi ed anche di soluzioni. Ma fermiamola questa guerra in Ucraina e fermiamo tutte le guerre nel Mondo. 

Alessio e Margherita