Come un anniversario di matrimonio: fatiche e gioie

 di Rosi Romelli (intervento pronunciato a Malegno il 18 aprile 2015) - Da Graffiti 248 (Maggio 2015)


Ben trovati a tutti i presenti.

Vi ringrazio fin da ora per essere qui, così come ringrazio tutti coloro che hanno organizzato questo momento per riflettere insieme, con l’aiuto di parole, musica, colori.
Insieme ai miei genitori e agli amici resistenti, ho imparato a resistere, ad amare e rispettare la libertà, a camminare ricordando bene ciò che è stato, ma senza nostalgicismi.
Piuttosto, a trarre nuove energie per creare cose buone oggi e sperare nel futuro.
Lasciate che condivida con voi alcuni pensieri sparsi:

1. Sappiamo ovviamente che proprio quest’anno, il 25 aprile 2015, ricorre il 70° anniversario della Resistenza e della Liberazione.
In questi giorni sto riflettendo su questo festeggiamento, su come verrà vissuto.
L’immagine che mi è venuta è questa: molte persone, soprattutto le più giovani (o comunque coloro che non hanno vissuto direttamente quel periodo storico) lo sentiranno simile a un compleanno: è il compimento di un anno “a cifra tonda”, e dunque deve essere festeggiato con maggiore rilievo.
L’accento è posto su quella singola giornata.
Io invece lo sento più vicino a come si celebra un anniversario di matrimonio: un fare festa per un cammino fatto insieme: noi e un Paese libero.
Ma un Paese che ha difetti e pregi, che dà fatiche e gioie (come in ogni matrimonio...).
Dunque, non è il semplice ricordare una data, bensì farne memoria riconoscente.
Da qui, sorgono per me diversi atteggiamenti per l’oggi:

- la necessità di ringraziare chi è già andato avanti, per averci donato un temo lungo di pace;
- il bisogno di trovare nel quotidiano gesti e parole che custodiscano questa pace, confrontandoci con chi sostiene il revisionismo o il negazionismo;
- la coscienza che qualunque regime, e qualunque ideologia, alla fine riduce in schiavitù.


Stasera abbiamo rivissuto il delirio nazi-fascista di più 70 anni fa.
Come ieri, ma 40 anni fa, la Cambogia finiva sotto i Khmer Rossi di Pol Pot; ad oggi è il regime con la più alta percentuale tra popolazione e numero di morti.
Gli uomini dei Califfato dei nostri giorni non sono migliori, visto che la violenza la praticano e la insegnano ai bambini, così la imparano meglio...
Solo la Verità rende liberi!

2. Un secondo pensiero, a partire dai fatti di cronaca purtroppo vicini a noi, in questa valle, che avrete certamente saputo.
Sui sentieri della Resistenza, donne e uomini hanno camminato fianco a fianco, condividendo fatiche e pericoli.
Con assoluta onestà posso dire che, da donna, non ho mai incontrato la benché minima difficoltà nel rapportarmi con i giovani resistenti all’interno della nostra Brigata.
I rapporti tra uomini e donne sono sempre stati improntati non solo al massimo rispetto, ma a un concreto aiuto reciproco.
Era il 1945, un tempo segnato dalla guerra.
A maggior ragione, vorrei vedere dappertutto lo stesso spirito di solidarietà oggi; la vita è – nonostante le fatiche di questa crisi – meno dura e più ricca di possibilità rispetto ad allora.
Ma allo stesso tempo viviamo una stagione di fatica e talvolta violenza, nei rapporti interpersonali tra uomo e donna.
Ad ognuno di voi auguro di trovare nella propria esperienza di vita lo stesso rispetto, profondo e doveroso, che io (insieme a molti altri) ho ricevuto e conservato come un tesoro.

3. Infine: Mazzini ebbe a dire che temeva il risultato di una libertà avuta come dono: in effetti si rischia di sottovalutarla e viverla con superficialità, perché non si è sofferto per averla.
La mia responsabilità oggi è, tra le altre cose, aiutare a ricordare.
Ma tutti abbiamo una seria responsabilità: vigilare, per conoscere e custodire quotidianamente proprio quella libertà faticosamente riguadagnata per tutti, e che si è tradotta poi nella nostra magnifica Costituzione.
È anche questa una lotta, pur se pacifica: una lotta interiore che si traduce in scelte di vita onesta e coraggiosa.
Anche se altri non lo fanno.

Questo è il mio augurio di cuore per il 70esimo:

- stare da onesti e coraggiosi in questo Paese, non in quello desiderato o sognato;
- non fermarsi al lamento per il buio che a volte si nota, ma accendere, ognuno, una luce pur se piccola;
-mettersi al servizio della gente, con semplicità e senza cercare il proprio tornaconto.


I miei genitori, come molti resistenti, alla fine della guerra sono tornati a una vita semplice, di lavoro, normale; e ne sono molto fiera.

Altro che vitalizi, magari a parlamentari condannati per mafia..

Ci sono, in questo periodo, molte attività in vari luoghi, per preparare in modo degno questo anniversario.
Sono contenta che voi ci siate e vi domando di pensare, riflettere e poi sì, festeggiare.
Vi auguro di fare festa a lungo e con intensità, come è stato per noi 70 anni fa, al suono della campana del Pegol di Brescia.
A tutti, gli auguri per una vita libera e giusta.


Per saperne di più

Il racconto dell'esperienza di Rosi Romelli come staffetta partigiana è stato pubblicato alcuni anni fa si YouTube:  https://m.youtube.com/playlist?list=PLEkWZy5Qs3SGPfPKkt8Ny3gog_1VLsC3I

Valerio Moncini ha pubblicato "Il racconto di Rosi", illustrato da Sabrina Valentini. Sì trova in biblioteca: https://opac.provincia.brescia.it/opac/detail/view/test:catalog:715288