Rimane un ecomostro, anche dopo il rigetto del TAR

Il tribunale amministrativo regionale ha bocciato i ricorsi contro «l’ecomostro» di Ono S. Pietro, un maxicapannone che sorge in uno degli ultimi parchi agricoli del fondovalle camuno. 

La pronuncia del giudice amministrativo non basta certo a rimediare allo scempio ambientale e del danno alla collettività realizzato in nome della libertà d'impresa.

Ce ne eravamo occupati nel 2019: ripubblichiamo l’articolo, dal numero 294 di Graffiti.



COSA CI DICE L’ECOMOSTRO DI ONO. Non è solo un nuovo capannone

 È spuntato in pochi giorni davanti agli occhi increduli di alcuni cittadini che abitano all’ingresso dell’abitato di Ono San Pietro che hanno visto i pilastri eretti ad un’altezza inconcepibile per il luogo.

Una volta che il capannone sarà completato con la chiusura perimetrale, coloro che attraversano il fiume Oglio e si dirigono verso Ono S. Pietro e i ciclo turisti che transiteranno sulla pista ciclabile si troveranno di fronte un enorme muro, che coprirà quasi interamente la Concarena.

Come Legambiente lo abbiamo definito un “ecomostro” e tale sarà anche dopo il maquillage annunciato dal Sindaco del paese che, dalle prime dichiarazioni, sembra provare un certo compiacimento per aver potuto offrire ai suoi compaesani un’opera così importante.

Il conoide della Concarena è una delle aree ancora relativamente integre del fondovalle camuno e va valorizzato per le sue potenzialità dal punto di vista agricolo e turistico e l’Amministrazione Comunale di Ono S. Pietro dovrebbe avere a cuore questa prospettiva.

L’impatto è estremamente negativo soprattutto per gli aspetti paesistici, in un luogo suggestivo alla base del conoide della Concarena, a poche centinaia di metri dal parco delle incisioni rupestri di Capo di Ponte.

A questo voglio aggiungere l’inutile consumo di suolo pregiato di fondovalle che sembra proseguire nonostante l’eccesso di edifici di varia natura non utilizzati e, non ultimi, l’inquinamento ed i problemi viabilistici legati al trasporto su gomma che inevitabilmente verrà incrementato da questa grande infrastruttura dedicata alla logistica (presumibilmente i servizi non saranno forniti alla sola Cominparfum che ha promosso il progetto).

Le aziende perseguono legittimamente il miglioramento e l’ampliamento delle loro attività ma in questo caso lo scopo dell’impresa è sostanzialmente cambiato e l’infrastruttura è stata dimensionata per un modulo di gestione automatizzato della logistica, importato in spregio al contesto ambientale.

C’è da interrogarsi se dopo la proliferazione dei supermercati ci dobbiamo attendere un’ondata di nuovi capannoni a beneficio degli operatori di e-commerce come Amazon, in competizione tra di loro.

Il fatto incomprensibile è che tutto questo è in fase di realizzazione con il sostegno della Comunità Europea e della Regione Lombardia, nell’ambito degli aiuti alle piccole e medie imprese e si presuppone che la richiesta di finanziamento sia stata corredata da un dossier che qualcuno ha validato.

Purtroppo i buoni propositi vengono espressi solo nei convegni come quello organizzato dall’Associazione Industriali Bresciani pochi mesi fa, dove si è parlato di rigenerazione urbana e utilizzo dei capannoni abbandonati (temi che anche Legambiente sostiene con forza), ma poi non ci sono le gambe per incidere sul territorio dove dovrebbero essere le istituzioni in primo luogo a spingere in questo senso, non solo con i tavoli di confronto.

Dei quasi 10.000 ettari di aree agricole di fondovalle non ancora urbanizzate, molte (troppe) sono ancora classificate nei PGT come aree di trasformazione di vario genere, e quindi non godono di alcuna tutela attiva neanche da assurdità come quello di Ono San Pietro.

Vale la pena di ricordare che in Valle Camonica il consumo di suolo sul fondovalle è già oltre il 30%, con punte oltre il 45% in alcuni comuni della Bassa Valle.

Se manca la buona politica le prime vittime sono il territorio e l’ambiente; i beni comuni come il paesaggio, l’acqua ed il suolo sono alla mercé di interessi particolari.

La politica del territorio dai circoli dei partiti si è trasferita nelle giunte delle amministrazioni e negli organi dirigenti delle municipalizzate (o similari) dove si manifestano convergenze che sembrano innaturali e che mortificano la dialettica politica e l’interesse generale. Anche il senso etico dei tecnici (ingegneri, geometri e architetti) è messo alla prova, soprattutto quando questi rivestono cariche amministrative (e capita molto spesso).

I rispettivi ordini dovrebbero fare un’energica opera di persuasione verso i loro associati sui temi della trasparenza e della sostenibilità ambientale, non solo nelle occasioni pubbliche. Siamo tutti molto felici che la Valle Camonica sia riconosciuta Riserva della Biosfera dell’Unesco (MaB), e per questo tutti dobbiamo continuare a lavorare, ma purtroppo la strada per costruire un rapporto sostenibile con il territorio è ancora molto lunga e i problemi non vanno nascosti sotto il tappeto.

 Livio Pelamatti (Presidente del Circolo Legambiente di Valle Camonica)