Con i dieci intensi racconti di Mauri, sentirete l'anima effervescente

Titolo:
Noncuranze
Autore: Paolo Mauri
Editore: Link Edizioni (Aprile 2020, collana tout court)

Nato e cresciuto in Valle Camonica e ora residente a Torino, Paolo Mauri propone un libro vivo, energico, sofferente. Dieci racconti ricchi di tracce, suggestioni, drammi e paesaggi onirici dove ombre nette, definitive, dividono visibile e sommerso, realtà e desiderio, i fatti dalla loro percezione. Sono piccole storie che hanno il potere di dare nuova luce alle cose, nitide nella loro violenza narrativa, accoglienti nella predilezione per le umanità storte, salvifiche nei guizzi di sarcasmo.

“Il vigile urbano vestito di tweed” e “Primavera di Teresa” sono racconti bagnati da un toccante e personalissimo realismo magico, prealpino più che sudamericano. “La fine della festa”, viceversa, è un testo sagacemente narrato da un punto di vista maschile (sottotitolo “misoginie”) per poi essere ribaltato al femminile (“negligenze”), seguendo il fil rouge di una solitudine alienante, intrisa di insoddisfazioni e scoramenti, dove l’estrema miseria della ricchezza si palesa nel quotidiano ripetersi di feste dove alcool e sesso sono convenzioni. Tema, quello della solitudine, declinato drammaticamente anche in “Se un giorno dovessi muggire”, storia potentissima di un uomo costretto ad accudire la madre morente.
C’è davvero tanto in questo libro: in "Boccate di aria fresca”, con un dialogo stringente tra uno scrittore e il suo editore, trova spazio perfino la meta-scrittura. Il racconto più corposo è “Pasticceria francese”, quasi un giallo durante il quale, oltre alla tensione subita per gli accadimenti, ci si cala nelle pieghe di un rapporto di coppia tanto improbabile, quanto reale. Ma l’aspetto peculiare che coinvolge tutti i testi è nella descrizione dei luoghi, adornata da quella meravigliosa perversione per il dettaglio singolare, dove paesaggio visivo, olfattivo e sonoro invadono lo spazio immaginativo fino ad arrivare a volte a reggere da soli la narrazione, a condizionarne la direzione, a esserne cornice e soggetto al tempo stesso. C’è un grosso lavoro dietro, una sorprendente cura del lessico, dei temi, dei dialoghi, delle intenzioni.

“Noncuranze” non è solo una raccolta di racconti, è un’esperienza durante la quale si può sentire l’anima improvvisamente effervescente, costretta com’è a calarsi nelle crepe di personaggi sconvolgenti, scavati da dolori assoluti, aggrappati a una profonda grammatica sentimentale, testimoni consapevoli dell’estremo
paradosso del vivere.
L’ho già detto che mi è piaciuto?

Marco Bigatti
(da Graffiti n. 302 - Luglio/Agosto 2020)