Donne: quanta strada ancora da fare...

Ripubblichiamo un articolo dal numero 181 di Graffiti. Correva l'anno 2009, ma la strada da fare sembra ancora tutta lì.


 

Due relatori di tutto rispetto si sono alternati venerdì 6 marzo durante la serata “Donne: Diritto alla dignità”, ottava tappa della Carovana dei Diritti Umani: Don Andrea  Gallo, da sempre impegnato nel sostegno alle ragazze tolte dalla strada, e Isa Santicoli, della Commissione Pari Opportunità della Provincia di Brescia.
Don Gallo incentra  il suo intervento proprio sul diritto alla dignità della donna, in troppi ambiti ancora negato, e sul traguardo tuttora lontano della parità tra uomo e donna.
Parla delle donne che subiscono violenza e non denunciano per paura, dell’aberrazione che si crea quando l’uomo considera la donna come preda, come qualcosa su cui esercitare  un possesso.
Punta il dito contro il maschilismo che mira a svalutare la donna, a sopraffarla, che le nega diritti per farla sentire non-persona.
Ricorda il cammino faticoso  che le donne hanno dovuto compiere per “crearsi”, far sentire la propria voce, acquisire diritti.
Parla poi delle sue ragazze, che hanno passato parte della loro vita per  strada, che hanno storie tragiche e tanto bisogno di essere capite e aiutate.
Non fa grosse polemiche Don Andrea, ricorda solo che la prostituzione è lo specchio della non-educazione, sessuale e sociale.
 Isa Santicoli ci mostra invece subito dei dati: nel mondo un terzo delle donne ha subito una violenza di qualche genere.
In Europa la percentuale varia dal 20 al 50%.
Gli  stupri vengono perpetrati nel 66% dei casi dal partner, nel 17% da un familiare.
Il 93%  delle donne che subisce violenza dal partner non denuncia o lo fa tardivamente.
Queste cifre inducono a pensare che sia reale l’emergenza violenza sulle donne, come i  media affermano con forza e clamore.
In realtà l’emergenza c’è da molti anni e, secondo Isa, non si risolve certo con le ronde, che altro non sono se non un pretesto per  attaccare gli stranieri e la conseguenza della strumentalizzazione attuale del problema.
 Le strategie da mettere in atto comprendono il porre maggiore attenzione a riconoscere nella donna i segnali che indicano che ha subito violenza, il non minimizzare  quando la donna denuncia, il sensibilizzare e formare la collettività, processi più rapidi, pene più certe, un lavoro serio nelle scuole nella direzione dell’educazione all’affettività, al rispetto.
Deve insomma sparire dalla mentalità comune la volontà di non  vedere il problema o di sminuirlo.
Serena Treachi