Dal numero 318 di Graffiti.
Appello, registro, verifiche, interrogazioni, moduli. Cosa succede se in tutte queste occasioni si dovesse utilizzare un nome che non sentiamo più come nostro? É quello che gli studenti trans vivono ogni giorno. Le cose, però, vengono semplificate dalla carriera alias. In Valle è arrivata in un solo istituto, il Tassara di Breno, andato incontro alle esigenze di una studentessa.
Rachele Signorini non ha mai avuto dubbi: è sempre stata una femmina. Anche quando aveva i capelli corti e si chiamava Lorenzo. Lei, dentro lo sapeva. Si sentiva in un corpo che non era suo, un contenitore che non corrispondeva al contenuto.
É stato durante la pandemia, nei giorni soli del lockdown, che Rachele prende effettivamente consapevolezza del sentirsi una ragazza intrappolata in un genere sbagliato.
«Stando molto da sola con me stessa, ho capito che non ero felice come avrei potuto essere, è stato il lato positivo del Covid. A molti ha creato problemi, a me invece ha fatto bene».
Dopo averne parlato con i suoi genitori, nel dicembre del 2021 inizia il percorso psicologico previsto per poter fare la transizione. «Ammetterlo a me stessa è stato più difficile che espormi con tutti gli altric rivela.
Viene seguita a Brescia, privatamente. Al pubblico non pensa nemmeno, «sapevo di tempi di attesa lunghissimi» spiega. Ancora una volta, i nodi della sanità arrivano al pettine. I tagli fatti nel passato, lo scarso interesse per la salute mentale, vengono rivelati dalle liste interminabili e dalle persone costrette ad affidarsi a professionisti privati - spesso dislocati in luoghi distanti dalla Valle - e a pagare cifre esorbitanti per esercitare il proprio diritto a ricevere cure mediche. Diritto che non dovrebbe avere un costo.
Cinque mesi di psicoterapia dopo, Rachele riceve la carta che le permette di dare il via al percorso farmacologico con un endocrinologo. Ci vogliono sette mesi per fare tutti gli esami prescritti, un dentro e fuori da cliniche e ospedali. «Ho superato tutto con la forza e il sostegno dei miei amici e della famiglia, fondamentali».
Ogni volta attendere la visita successiva, in questo caso entrare sì nelle liste del Sistema Sanitario Nazionale, con una buona dose di pazienza. «Ricevere il foglio con la prima terapia ormonale è stata una grandissima emozione» sorride.
Rachele spiega che il primo step ha riguardato la riduzione del testosterone e che non è stato sempre semplice. Gli effetti collaterali ci sono, da una fame incredibile agli sbalzi d’umore. «Ma ne vale assolutamente la pena» dichiara sicura, «sento di aver cambiato totalmente la mia vita, ci sono stati tanti cambiamenti sia fisici che mentali. Sapevo anche prima di essere Rachele, ma adesso vederlo allo specchio è bellissimo».
Un’altra svolta avviene quando fa domanda alla scuola - l’istituto Tassara di Breno, dove frequenta la quinta dell’indirizzo Moda - di introdurre la carriera Alias. Questa non è regolamentata da protocolli o linee ministeriali, ma viene attivata su decisione del dirigente scolastico, con voto favorevole del consiglio d’istituto. Nel concreto, uno studente che ha intrapreso il percorso alias, avrà sul registro elettronico il nome che si è scelto e non quello stabilito dai genitori, che invece ci sarà sul diploma - trattandosi di un documento ufficiale - se il percorso di transizione non sarà ancora completato definitivamente in quel momento. Qualcuno potrebbe scuotere la testa e pensare che sono piccolezze. In principio c’era il verbo, si diceva. In principio, però, c’era anche il nome: non riconoscersi nel proprio è come essere chiamati tutti i giorni con quello di un altro.
«Bellissimo poter usare finalmente i pronomi giusti» commenta Rachele, raccontando che a volte a qualcuno il maschile scappava, all’inizio, ma è tutta questione di abitudine.
«Sono contenta di aver fatto avviare l’alias a scuola. Non solo per me, ma anche per tutti gli altri studenti che magari non hanno il mio carattere e fanno più fatica ad esporsi». L’istituto di Breno è l’unico, ad oggi, in tutta la Valle Camonica ad aver introdotto la carriera per studenti in transizione di genere, mentre sempre più ragazzi e ragazze sono incerti sulla propria identità di genere, come testimoniano diverse psicologhe scolastiche.
«Sicuramente ci sono ancora molti passi avanti da fare» continua Signorini, raccontando di come ci siano ancora spesso pregiudizi e reticenza da parte delle persone.
Rachele, però, guarda fiduciosa al futuro. A giugno si diplomerà e poi sogna di continuare nel mondo della moda, iscrivendosi all’accademia, anche se non sa ancora di preciso dove. Intanto si gode gli ultimi mesi di scuola, con il suo nuovo nome, che poi è sempre stato lì, anche quando gli altri la chiamavano Lorenzo. Rachele era già lì, che aspettava di essere vista e riconosciuta.
Maria Ducoli