Davide Caparini Story

Fontana. Gallera. E subito dopo lui: Davide Caparini, Assessore regionale al Bilancio.
Nell'emergenza Covid-19, il "nostro" non sta mancando di attivismo mediatico, quasi sempre in chiave polemica "contro Roma".
Per la serie: il lupo perde il pelo ma non il vizio.


Graffiti negli anni ha seguito le gesta di Caparini, dagli esordi (1996) fino all'addio al Parlamento (2018), subito ricompensato con il nuovo incarico in Regione. Vi riproponiamo la lettura dei due ritratti pubblicati sulle nostre pagine: quello del ventinovenne miracolato, da Vezza d'Oglio a Montecitorio, e quello dell'onorevole navigato, distintosi soprattutto per le sue intemperanze in aula.


Da Graffiti n. 40 (maggio 1996):

Non riusciamo francamente a capire quali siano i meriti politici che hanno portato il giovane ventinovenne nel Parlamento di Roma.
Ha presentato qualche idea o progetto nuovo per la valle? Ha confrontato le sue idee con altre forze politiche o negli organismi comprensoriali? Ha scritto analisi lungimiranti su qualche rivista?
Non ci risulta.
Una volta la scelta del personale politico avveniva all'interno della dura selezione dei partiti o negli agoni della cultura. Non sempre in quei luoghi tutto era trasparente e cristallino, è ovvio, però un po' di gavetta bisognava farla e non si giungeva alle massime cariche pubbliche senza aver avuto alle spalle una carriera politico-amministrativa di buon spessore. E' anche vero che il vecchio personale politico non sempre ha dato buona prova di se'. Anzi.
Ora però si diventa onorevoli solo perché si è ospitato nel proprio maniero, per qualche weekend, il senatur secessionista. Capisco che dev'essere un sacrificio enorme sopportare un uomo politico, anche solo per qualche giorno, che sa ripetere ininterrottamente una sola frase, "Roma-Polo, Roma-Ulivo", come il pappagallo di Marchel. Non mi pare comunque una grande impresa politica.
Se l'ospitalità donata desse via libera all'ingresso nel Parlamento gioppinesco di Mantova, non ci stupiremmo più di tanto. In quel caso sarebbe sufficiente esibire anche meno di una cordiale ospitalità nel castello di Poia. Basterebbe una polenta e strinù offerta all'Umberto a Chigol di Villa Dalegno.
Si tratta invece dell'ingresso nel Parlamento della Repubblica, che vorrebbe fra i suoi membri il meglio della nazione e non uno qualsiasi della Padania che può vantare come unico titolo quello di aver giocato a calcetto con Bossi, al bar Olimpik di Ponte di Legno, dopo aver scolato tre pinot grigi. Senza olive, naturalmente.
(Gim)


Da Graffiti n. 278 (febbraio 2018):

Si può dire di tutto dell'on. Caparini, ma non che non sia stato un deputato più che battagliero. Sarà per la sicurezza maturata in tanti anni (siede alla Camera dal 1996, ventinovenne), sarà perché è tipico della Lega fin dalla sua nascita usare un linguaggio volgare con frequenti simboli sessuali, sarà perché la passione manifestata (a volte anche per cause francamente squallide) è vera e sincera,  Davide Caparini di Vezza d'Oglio è più volte andato allo scontro con chi ha presieduto i lavori parlamentari.
Riportiamo a mo' di esempio alcune esibizioni che forse starebbero meglio in un teatro piuttosto che in un'aula severa come dovrebbe essere la Camera di rappresentanza del popolo italiano.

Il 25 febbraio di tre anni fa Caparini va in scena in un irresistibile battibecco con la vicepresidente Sereni. Il leghista interviene sul decreto Ilva e mostra sotto la giacca aperta una maglietta con la scritta "Renzi a casa". La Sereni lo prega cortesemente di abbottonare la giacca, in maniera da non fare vedere la scritta (il regolamento di Montecitorio, infatti, vieta di esporre simboli o slogan):
«Chiuda la giacca - avverte la presidente dell'assemblea - Gli dia un'aggiustatina. Lei sa che non potete in aula esporre cartelli o simboli».
«La giacca è assolutamente come la uso di solito - risponde il deputato - Il suo intervento è per lo meno inopportuno. Ma restiamo in un rapporto civile e non mi faccia perdere la pazienza subito».
«Ah, andiamo bene».
«Presidente! Lei faccia la presidente e non si faccia i cazzi miei, glielo dico proprio papale papale».
«Caparini, il mio era un richiamo doveroso».

Con Alfano fuoco e fiamme mentre si discute di legittima difesa in caso di aggressione della propria proprietà il 10 marzo 2016. L'onorevole comincia con una plateale provocazione:
«Se al posto di quella mezza sega del ministro dell'interno Alfano ci fosse Franco Pirolo...»
«Onorevole, usi un linguaggio più consono a quest'aula».
«Bene, non dirò mai più mezza...».
Anche in quel caso Caparini indossa una maglietta con scritta propagandistica che si legge benissimo sotto la giacca aperta. Il presidente tollera la scritta ma non il turpiloquio. Il deputato ricostruisce i fatti legati al caso di Pirolo: quattro malviventi che con una macchina attrezzata a mo' di ariete sfondano la vetrina del commerciante, lo aggrediscono e lui spara con una pistola regolarmente denunciata.
Tenero invece con il ministro quando si parla di immigrazione: «Lei era parte di quel governo e sa che cosa ha fatto quel governo [si riferisce al governo Berlusconi]. Gli immigrati non li faceva proprio arrivare. Non governanti buffoni come voi».
«Oltre che un voltagabbana lei è falso e bugiardo», dice sempre, educatamente, rivolto al ministro.

Caparini non sarà più ricandidato. Il perché nessuno di noi lo può sapere. Sarà perché ha dovuto lasciare il posto a Bossi padre del Trota laureato (?) con i nostri soldi in Albania? Sarà perché è filomaroniamo e Maroni in questa fase è per il disimpegno? Sarà perché racconta frottole sull'immigrazione visto che i profughi arrivavano eccome anche con Maroni ministro dell'interno (si pensi agli 80 di Montecampione)? Non ci è dato di sapere.
Quel poco che siamo in grado di dire è che è un vero peccato che gli spettacoli che Davide sapeva improvvisare non avremo più modo di vederli. Al massimo ci capiterà di assistere attoniti a questioni di bassa lega capitate nel Comune di Ceto. Tasse non pagate. Questione capitale della panda. Azzeramento delle unioni.
Il popolo camuno rimpiangerà sicuramente il guastatore con maglietta Caparini. A meno che il Teatro delle Ali...
(Giancarlo Maculotti)