Quando è il torrente a dire NO.

"Bisogna restituire spazi ai corsi d'acqua" così il g.d.bs. titola un pezzo di cronaca valligiana di riflessione sull'esondazione di Monno. L'ennesima esondazione dopo l'ennesimo temporale distruttivo, ormai usuale in questo nostro tempo di riscaldamento globale. Il titolo esprime il pensiero dell'ing. Spiranti di Edolo, ma quel che dice è  diventato quasi senso comune dopo i disastri ambientali che verifichiamo ad ogni temporale. La notizia vera, dolorosa e preoccupante del pezzo, che esce in modi diversi dalle osservazioni di tecnici e amministratori, che forse meritava un titolo era altra: che sulla Val Finale, tra Monno ed Edolo, si è tolto spazio al corso d'acqua e aiutato, se non così  prodotto, il disastro. Una restrizione del corso del deflusso per l'ennesima (ennesima anche qui) centralina, dei soliti pochi watt, con cui lucrare il contributo Enel a carico delle nostre bollette (nel modo ormai noto a tutti per doverlo richiamare). Progetto e lavori recenti, quelli della centralina, a cambiamento climatico ampiamente noto e a disastri ambientali già  ampiamente verificati e temuti, in piccolo e in grande. Ancor più sconcertante quindi pensare che, nel mentre diventa senso comune che si debba restituire spazi ai fiumi ed ai torrenti, a certi livelli amministrativi,  là  dove le centraline ancora "passano", si conceda addirittura di toglierli, anzi di continuare a toglierli, gli spazi di possibile esondazione. Della serie,  lunga e mai conclusa, dell'errare humanum  perseverare diabolicum. O anche: perseverare italicum.

Bruno Bonafini