Eutanasia: il referendum si farà, nel silenzio della politica

La notizia è del 16 agosto: il referendum per l’abrogazione parziale dell’art. 579 c.p. (il cosiddetto “omicidio del consenziente”) con cui, in caso di successo, si aprirà alla possibilità di praticare l’eutanasia in Italia, si terrà, salvo pronuncia di inammissibilità della Corte Costituzionale.

Sono state infatti raggiunte le 500.000 firme, raccolte in tutta Italia da migliaia di volontari, che permettono di richiedere l’indizione del referendum abrogativo ai sensi dell’art. 75 della Costituzione.

Ciò che può apparire sorprendente è il rapidissimo successo della campagna, iniziata nel completo silenzio del mondo politico e mediatico a inizio luglio.

Nonostante l’assenza di un dibattito parlamentare a riguardo, nonostante nessun mezzo di comunicazione a larga tiratura gli avesse dato risalto, nonostante la pandemia di COVID-19 con la silenziosa minaccia della variante delta, nonostante il periodo e il clima estivo, la raccolta firme è stato un successo enorme: 100.000 firme raggiunte il 14 luglio, 400.000 a inizio agosto; per la prima volta in Italia è stato possibile aderire e firmare non solo nei banchetti e negli uffici comunali, ma anche online, grazie alle credenziali SPID (la possibilità, aperta il 12 agosto, è stata usata da più di 70.000 persone in un paio di giorni).

Per questo risultato sono molte le persone da ringraziare: l’Associazione Luca Coscioni e il suo tesoriere Marco Cappato, primi promotori dell’iniziativa, i volontari che hanno allestito e curato la raccolta, gli amministratori locali e gli avvocati che hanno autenticato le firme, le associazioni che hanno fatto da cassa di risonanza e hanno contribuito al passaparola, i personaggi del mondo dello spettacolo che, attraverso i loro canali social, hanno permesso di raggiungere un numero di persone altrimenti difficile da avvicinare.

Di contro, l’assordante silenzio dei partiti a livello nazionale, ben nascosti e coperti dietro i loro calcoli politici, sfruttando in modo maldestro le comode scuse della tematica divisiva ed etica: in realtà un modo per evitare di prendere posizione e per non scontentare le proprie direzioni (molto più che i propri elettori, che hanno dimostrato di essere sensibili al tema). Pochissimi i partiti rilevanti ad essersi esposti in modo compatto (Verdi, +Europa, Radicali, Sinistra Italiana); un po’ più numerosi i gruppi locali (hanno aderito alcuni gruppi consiliari del Partito Democratico e dei 5 Stelle, nonché alcune Federazioni dei Giovani Democratici, tra cui quella di Brescia) e i singoli militanti e dirigenti (deputati, senatori, consiglieri regionali e comunali).

La freddezza del mondo politico stride particolarmente con la mobilitazione popolare sulla tematica. La partecipazione è stata ampia e trasversale. Anche in Valle Camonica i banchetti organizzati grazie al contributo di alcuni attivisti e amministratori locali (Borno, Ossimo, Breno, Pisogne, Ponte di Legno, Cedegolo) hanno visto firmare persone di ogni età e credo politico, dimostrando particolare sensibilità al tema tra le giovani generazioni e tra quelle più anziane.

D’altronde ciò che si chiede non è un obbligo o un’imposizione. Si chiede semplicemente di poter esercitare, se mai dovesse essere necessario, la propria volontà. Un allargamento dei diritti che non limiterà i diritti altrui.

Perché non si richiede a tutti una scelta, ma solo che chi questa scelta intima e personale l’ha fatta, la possa vedere rispettata.

Si chiede di poter scegliere, non di doverlo fare.

Se non ci saranno problemi tecnici col quesito e con le firme raccolte, nella primavera 2022 saremo chiamati alle urne. Speriamo che il dibattito politico su questo argomento si sviluppi alla luce del sole. I partiti non facciano gli ignavi: il messaggio dei banchetti si leva forte e chiaro, serve solo qualcuno che lo raccolga.

Mattia Peluchetti