l'Italia che R-esiste: solidarietà con il popolo palestinese

E’ strano, ma qualche volta la Valle si muove. Davvero una sorpresa l’altra sera in Piazza Municipio a Darfo tutta un'umanità ibrida: camuni, palestinesi, tunisini, marocchini, rifugiati africani, piccoli e grandi, giovani ed anziani, molte donne. Alcune kefiah, bandiere palestinesi, striscioni, torce quando si fa buio, musica. Forse ci ha spinto il desiderio di vederci come corpi reali, ma certamente anche la Palestina che soffre ha mosso i nostri passi e la nostra volontà di partecipare.  
Siamo accorsi chiamati dall’ITALIA CHE R-ESISTE in solidarietà al popolo palestinese, dopo il recente conflitto. C'eravamo indignati al racconto accomodante di come Israele dovesse rispondere ai razzi che provenivano da Gaza e minavano la sua sicurezza. Continuano a non raccontarla giusta. Prescindono continuamente dall’esistente, dal procedere indisturbato di un'occupazione illegale da parte di Israele con nuovi e massicci insediamenti di coloni nella Cisgiordania, di demolizioni di abitazioni palestinesi, di detenzioni arbitrarie, di violazione dei diritti basilari, di pretesa di fare di Gerusalemme la capitale di Israele. E il riconoscimento dello Stato Palestinese a quando? Non giustifichiamo nessuna morte. Ma le proporzioni delle perdite alla fine non sono paragonabili: per i palestinesi 243 morti, di cui 39 donne, 17 anziani, 66 bambini. E distruzioni di edifici e servizi a Gaza, tra cui scuole ed ospedali, come mai si era visto. 
Abbiamo esposto in piazza la mostra fotografica che Alessio ha realizzato dopo il nostro viaggio in Israele e Palestina del 2008 con l’allora vicepresidente del Parlamento Europeo, Luisa Morgantini. Ancora attuale la rappresentazione di intervento pesante sul territorio per costruire muri giganteschi. Muri che separano i villaggi, i villaggi dai campi coltivati, i campi coltivati dalle sorgenti d’acqua. Costringono a lunghi percorsi per aggirare il blocco e raggiungere la meta. Esasperanti code ai checkpoint ad ogni ingresso urbano. Ovunque soldati armati e lapidi per i martiri suicidi.  
E contemporaneamente nel viaggio avevamo incontrato esperienze di dialogo, di ricucitura, di progettazione di un futuro diverso, spesso con la collaborazione di enti italiani ed europei, nelle figure di professionisti e volontari. Come Gianna Pasini, il cui lavoro abbiamo conosciuto nella serata. E’ un’infermiera bresciana in pensione, che si è messa a disposizione degli abitanti di Gaza e in modo particolare dei “bambini farfalla”, piccoli ammalati di Epidermolisi bollosa, una malattia rara che rende la pelle sottile e fragile come una farfalla, bisognosi di cure costose, inaccessibili per le loro famiglie. Si è ingegnata nei mesi di lockdown a pubblicare un libro per reperire fondi: “Storia di una bambina farfalla di Gaza”. Al suo progetto andrà la raccolta fondi promossa dall’Italia che R-Esiste, a cui si affianca la raccolta di medicinali specifici da inviare a Gaza.
Una pace ora è stata firmata. Una pace fra governi. Ma fino a quando, se non mutano le condizioni di dominazione di uno Stato su un popolo davanti al silenzio del Mondo? 

Margherita e Alessio