Chieder conto ad Amazon

La notizia della settimana, commentata dalla redazione di Graffiti.

Why Kei // Unsplash

Il primo sciopero dei dipendenti Amazon! Sì, c'è stato, ed è stato pure un successo, dicono i numeri delle adesioni. Accolto dai mass media e da tutti noi con lo stupore degli eventi straordinari. Un altro segno, dopo le agitazioni dei riders, i fattorini della ristorazione a casa, di quel che si muove nel mondo variegato e vasto del moderno proletariato. Quello, in Amazon come in Just Eat, delle basse remunerazioni, delle scarse tutele, dei tanti rischi, dei ritmi serrati. Da automi senza respiro e senza bisogni ( la pipi in bottiglia per non uscir dai tempi....!!). Quello che consente ai pochi voraci magnati del moderno capitalismo di salire ai vertici in pochi anni della graduatoria mondiale della ricchezza personale.
Ma è il valore sociale oltre che categoriale che voglio cogliere nella protesta dei lavoratori Amazon. Che nel richiamare attenzione sulla loro condizione di moderni schiavi del sistema Amazon hanno anche portato molti a ragionare su quanto di negativo tale sistema produce in termini più generali. Sul tessuto economico e commerciale delle città  e dei piccoli centri, dove immiseriscono prima e poi spariscono i negozi di vicinanza. Sul traffico ulteriore che comportano milioni di acquisti minuti recapitati in un porta a porta capillare. Da corrieri  dai ritmi convulsi, costretti da tempi e remunerazioni allo strozzo non solo a far la pipi' in bottiglia -come ci dice la cronaca del grottesco- ma anche ad aggravare di non poco inquinamento e traffico urbano. Un costo sociale che Amazon carica sulla qualità della vita collettiva, insieme all'erosione di socialità conseguente al diffondersi di un tale sistema di acquisti.
I lavoratori Amazon in sciopero cominciano a chieder dignità e rispetto dei loro diritti. La società faccia altrettanto per limitare i danni collettivi e le diseconomie su cui anche poggiano i profitti di Bezos.

Bruno Bonafini