Cosa è successo
Da giovedì 14 gennaio, a Pellalepre, sono in
corso i lavori per l’installazione di un ripetitore Wind-3, alto 27 metri e
posto in prossimità «di un ambito rurale di pregio».
I residenti,
preoccupati e ignari, erano inizialmente convinti si trattasse di un ripetitore
5G.
Tra i timori per la salute esposti all’amministrazione si sono aggiunti
quelli relativi all’impatto paesaggistico e all’eventuale deprezzamento degli
immobili vicini.
In rappresentanza delle preoccupazioni dei residenti si è
sollevata la voce del comitato La Nostra Città, capitanato da Flavio Camanini,
papabile candidato alle prossime elezioni comunali e meritevole, in questa
situazione, «di aver preso una chiara posizione di fronte al’accaduto», come
riporta un cittadino.
La posizione dell’amministrazione
In
risposta all’accaduto il sindaco Ezio Mondini ha confermato la predisposizione
del ripetitore alla rete 4G (non 5G) e come unica facoltà dell’amministrazione
quella di interpellare l’Arpa - che non ha individuato particolari vincoli
paesaggistici o rischi per la salute dei cittadini.
Tuttavia, l’effettivo
avvio dei lavori rimane materia di rinnovate perplessità da parte dei cittadini,
alla luce specialmente delle garanzie del sindaco esposte in riunione al
comitato:
- rivalutare, insieme ad Arpa, l’area dell’istallazione - in tal
caso a ridosso del prezioso percorso dell’antica via Valeriana e dell’azienda
agricola La Lumaghera;
- impegnarsi nella realizzazione, nei successivi sei
mesi, di un piano di individuazione delle aree più idonee a istallazioni di
simile portata.
Le incongruenze tra promesse e realtà e la rabbia per
essere stati tenuti all’oscuro sull’installazione hanno persuaso i cittadini a
proseguire nella raccolta di firme - che ad ora ha raggiunto il numero di 700 -
per incoraggiare il Comune a maturare un’altra soluzione.
La posizione di Legambiente
Si aggiunge, a quanto già approfondito
sopra, la posizione di Legambiente che appoggia il desiderio dei cittadini di
essere informati sugli aspetti che l’esposizione a questo tipo di tecnologie
implica. L’associazione si augura inoltre che il Comune possa rendersi
maggiormente consapevole rispetto alle aree di pregio da proteggere e
valorizzare e che, nel caso specifico di Darfo, sono già ridotte da un consumo
di suolo pari al 45%.
Dopo una rapida analisi di alcuni articoli delle maggiori fonti di informazione, ne ho ricavato che solo 5 titoli su 9 rispecchiavano la realtà dell’accaduto; i restanti non si sono preoccupati dell’evidente incongruenza tra titolo e contenuto, pur di non rinunciare ad un traffico maggiore sulla propria testata online.
Cosa si intende per traffico? Tenendo conto che ogni sito online ha tutto l’interesse a essere visitato dal maggior numero di persone possibile, il lavoro di chi scrive articoli è anche e soprattutto quello di prevedere quali parole l’utente digiterà in Google per cercare una vicenda di cui gli interessa leggere. Tali parole chiave - che in questo specifico caso potrebbero essere “4G”, “Pellalepre”, “antenna” o “ripetitore” - finiscono nei titoli degli articoli, in qualità di parole più digitate sui motori di ricerca. Il fatto che siano tanto digitate avvantaggia il contenuto che le ha usate nel proprio titolo, poiché lo aiuta a scalare la classifica dei risultati di ricerca (ovvero è più probabile che compaia prima di altri contenuti e quindi ha più probabilità di essere letto).
Peccato che in questo caso la parola “5G” sia decisamente più digitata rispetto a “4G”, visti i recenti dibattiti sui rischi dati dall’esposizione alle onde delle tecnologie avanzate.
Va da sé che titoli come
di alcune testate avranno ottenuto ottime posizioni nei risultati di ricerca ma, eticamente parlando, se ne sono sbattute alla grande del fatto che i loro titoli alimentavano lo spauracchio in una situazione già sufficientemente delicata.
Viva la costruzione di titoli intelligenti.
Abbasso l’informazione spiccia e la bassezza d’etica.