E' stato pubblicato il report ISTAT "Natalità e fecondità della popolazione residente", con i dati sulle nuove nascite in Italia nel 2019.
https://www.istat.it/it/archivio/251937
I comuni senza nascite, in Italia, sono 328: ma non in Valle Camonica, dove l'anno scorso, in tutti i comuni si è posata la cicogna.
Se si vanno a vedere i numeri, però, la situazione non è proprio rosea: un nato a Lozio e una nata a Paisco Loveno, tanto per restare nei comuni più piccoli. E se si va a vedere il saldo naturale (la differenza nati-morti nell'anno), spesso il risultato è negativo.
Non bastano quindi i dati delle nascite positivi, in valle, per fermare lo spopolamento.
Cosa ci può salvare? Le nostre comunità hanno già superato o supereranno presto quella "soglia critica" sotto la quale non sarà più possibile ritornare a crescere?
L'architetto Antonio De Rossi dice: "I territori, per essere abitabili, devono essere messi nella condizione di produrre: economie, nuove forme di socialità e nuove culture... non si tratta di territori marginali per destino, ma che sono stati marginalizzati da precise policies che hanno messo al centro i territori metropolitani" (Huffington Post, 18/12/2020).
Troppo spesso, insomma, le comunità minori vengono vissute come orpelli della città, private di servizi considerati antieconomici (scuole, punti nascite, sportelli postali e bancari) ed escluse dalle grandi infrastrutture del paese (non da ultimo, la rete a banda larga).
Eppure il contrasto al dissesto idrogeologico, il cambiamento climatico e anche la ricerca di dimensioni sociali più umane sarebbero tutte ragioni che possono portare nuova attenzione da parte delle persone ma anche dei decisori politici verso i territori periferici e montani.
E' necessario però un mutamento culturale, a partire dalle popolazioni e dalle classi dirigenti delle aree periferiche, che affermi il diritto ad esistere di queste comunità "non urbane", o "diversamente urbane", con pari dignità rispetto alla città.