Ambiente, sostenibilità, biodiversità sono al centro del nuovo numero di Graffiti. Maria Ducoli ci accompagna al tema del giornale a modo suo... un invito alla lettura, a 360°.
Paesaggi mozzafiato si sono insinuati tra una riga e l’altra, facendosi strada tra rami d'inchiostro e cieli di cellulosa. Dalle brughiere dello Yorkshire delle Brönte alle langhe di Pavese, arrivando alle cime innevate del più recente Cognetti, la natura si è ritagliata - e continua a farlo tutt’oggi - un ampio spazio all’interno della letteratura.
L’ambiente ha assunto un ruolo centrale nel romanticismo, l'età del sublime, dell’orrendo che affascina.
Nonostante le sue perenni condanne, Leopardi condivide molto della corrente romantica, dalla poetica agli atteggiamenti abbracciati.
“O natura, o natura / perché non rendi poi / quel che prometti allor? Perché di tanto / inganni i figli tuoi?”La natura che scorre dalla sua penna è spesso maligna, fonte di illusioni e forza suprema, incurante dell’uomo. Non fa sconti a nessuno, si preoccupa esclusivamente di rispettare un ciclo vitale, meccanico, senza impedire al dolore di raggiungere l’individuo, in quanto esso è solo una componente del grande meccanismo vitale.
L’essere umano continua ad essere rilevante nella poetica trascendentalista di Emerson, incentrata sulla figura dell’amante della natura, che ha ancora i sensi interni ed esterni in accordo tra loro. Relazione non scontata ma che, anzi, tende a venire meno con l’abbandono dell’infanzia: insieme ai denti da latte l’adulto perde quello spirito che caratterizza i bambini, in cui saggezza e semplicità si mescolano diventando un tutt'uno.
“Le stelle risvegliano una certa reverenza perché, pur essendo sempre presenti, sono sempre inaccessibili; tutti gli oggetti naturali fanno un'impressione simile”.La natura, quindi, viene vista come inavvicinabile, non solo per certe sue caratteristiche, ma anche - e soprattutto - per l’animo del suo osservatore.
Thoreau continua a parlarci tutt’oggi tramite Walden, il diario di un uomo che decide di vivere appartato per due anni, sulle sponde del lago Walden Pond. Non in un luogo remoto, ma piuttosto in un luogo protetto; non fuori dal mondo ma abbastanza lontano da non sentirne più il rumore.
“Andai nei boschi perché desideravo vivere con saggezza, per affrontare solo i fatti essenziali della vita e per non scoprire, in punto di morte, che non ero vissuto”.
Walden non è un eremita delle foreste, ma una persona che desidera riscoprire il contatto con la natura, non negando la vita in città ma cercando un equilibrio sostenibile tra natura e cultura che permetta di non cadere nell'inciviltà.
Parlare dell’ambiente per parlare dell’uomo, ammirare il contenitore per affacciarsi oltre la soglia e far cadere l’occhio sul contenuto. Così, boschi, oceani e manti di neve non sono solo i fondali davanti ai quali avviene la scena, ma diventano il riflesso dei personaggi stessi. Un artificio letterario, forse.
Maria Ducoli
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