Da sì al no, dal no al sì, infine e finalmente NO

I deputati camuni sono finalmente giunti all'ultimo petalo della loro margherita, quella che gli innamorati dubbiosi interrogano col "m'ama, non m'ama". Il dubbio nel loro caso riguarda naturalmente il voto al prossimo referendum sul taglio dei parlamentari. E l'ultimo petalo ha detto NO (ma sarà proprio l'ultimo?).

Beppe Donina, deputato della Lega, e Marina Berlinghieri, deputata del PD, voteranno quindi contro la modifica costituzionale.

Voteranno in difformità alle indicazioni del partito di appartenenza. E voteranno pure in difformità ad un loro precedente voto sullo stesso  provvedimento. 

Per chi è da sempre per il No, come il sottoscritto, dovrebbe essere una buona notizia. Sono tra quanti, a prescindere dal merito della questione, trovano inaccettabile cambiare la Costituzione  a colpi di risicata maggioranza, e con maggioranza diversa nei due diversi passaggi in Parlamento, col ricatto della crisi all'alleato del momento, con un atto parziale non raccordato col resto del meccanismo legislativo ed elettorale, da aggiustarsi in un indefinito poi. Come quando da adolescenti scriteriati si truccava il motorino c.c.50 per farlo più potente e veloce ma, con giovanile sprezzo del pericolo, senza adeguarne i freni e la capacità di tenuta di strada.

Il NO è la crescente insofferenza di tanti, insomma, per un legiferare raffazzonato e superficiale, fatto solo per vantare all'attimo un facile riformismo, più illusorio che reale. Dovrebbe quindi piacermi la notizia dei Nostri che ora approdano al No. È così in effetti, ma non senza un po' di sconcerto e di amarezza. Quella di chi trova, in questa altalena dal Sì al No, l'ennesima conferma della confusione dei tempi, anche in quanti hanno ruoli nelle scelte massime del Paese. E verifica quanto debole sia nei nostri Parlamentari la forza e la volontà di esprimere le proprie autonome valutazioni là dove maggiormente e doverosamente dovrebbero contare: nel voto in Aula.

Da parlamentari devono far valere ciò che pensano quindi, più che da opinionisti o da singoli cittadini elettori, come invece registriamo ora con Berlinghieri e Donina. Una debolezza "parlamentare", la loro, conseguenza tutta, o quasi, dell'essere in Parlamento grazie alla lista "bloccata" stilata dal segretario del Partito, non dalle preferenze acquisite dal proprio rapporto con l'elettorato.

Che il nodo, un nodo almeno, sia questo per dare autorevolezza e forza al Parlamento, e non il numero di chi vi entra, Donina e Berlinghieri ne danno involontaria significativa prova. Una delle tante, ahinoi.

Bruno Bonafini

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