Il tagliando post-Covid

I sopravvissuti al Covid19 hanno avuto anche una seconda chance, non solo ne sono usciti vivi ma sono stati “restaurati” dalla stessa ASST.A distanza di tre mesi dalla malattia e dai tamponi negativi siamo stati richiamati come si fa con le auto a cui hanno trovato un difetto. Due giorni di controlli gratuiti e con relativo consenso da parte del chiamato.
Dico questo perché non tutti hanno accettato; probabilmente liberi professionisti, imprenditori o altri preoccupati di risultare ancora positivi e doversi rimettere in quarantena, si sono allarmati per il proprio lavoro ed hanno rinunciato.
Si riparte dal tampone, necessaria la negatività per gli esami successivi, quindi gli esami del sangue venoso ed arterioso, percorsi con il fisioterapista e tac. Giorno seguente spirometria e visita conclusiva dalla pneumologa. Se avessimo dovuto prenotare il tutto avremmo avuto risposta fra sei mesi, se avessimo pagato tutte le visite avremmo superato abbondantemente le centinaia di euro.
Stavolta l’ASST di Valle Camonica ha segnato un grosso punto a suo favore. Già a marzo, pur essendo stati tra i primi contagiati, eravamo stati trattati egregiamente, e di questo ringraziamo tutto il personale dentro e fuori l’ospedale. Ma il richiamo per il tagliando ci ha veramente sorpresi.



Il servizio territoriale di cura e prevenzione è più o meno questo. La riforma Formigoni e Maroni ha portato all’esatto contrario: ospedalizzare! E privatizzare! Dove sono finiti i distretti sanitari, dove le competenze dei medici di base, veri ed unici filtri della sanità pubblica?

E la nostra bella autonomia? Un test, una ricerca, un acquisto hanno sempre bisogno di un’autorizzazione da Sondrio. E chi risponde conosce la realtà della nostra valle, le nostre esigenze, i nostri paesi, le nostre tipiche patologie? Non sempre. Resto sempre dell’idea che la battaglia per la nostra autonomia sia sempre più attuale alla luce di quanto accaduto in questi mesi. C’è una sanità lombarda che ha bisogno di un grandissimo tagliando e nella prossima riforma non dobbiamo né essere succubi né silenti.


Guido Cenini
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