"Rifugiarsi" ai tempi del Covid-19: la montagna che ci aspetta


Aprire un rifugio al tempo del Covid-19. Una bella grana! Ne parliamo con Davide Moles che, con la compagna Frédérique e i loro due bambini, gestisce il Rifugio Malga Stain, a Edolo, dal 2017. Una scelta di vita per amore della montagna. Con un sogno-progetto: rendere la montagna di questa Valle un’attrattiva sempre più funzionale e sostenibile anche a mantenere chi la abita tutto l’anno. E come non possiamo sostenerli?

Davide, presentaci un po’ il tuo lavoro di rifugista. Che cosa comporta aprire un rifugio per la nuova stagione?
L’apertura del rifugio è una parte importante della stagione. Il rifugio si risveglia dal letargo e ci svela come ha retto l’inverno. Vanno controllati e risistemati tutti i locali, le attrezzature, i macchinari, l’impianto fotovoltaico ormai datato, l’acqua, l’area verde limitrofa alla struttura ed il sentiero. In contemporanea bisogna pensare ai fornitori in modo che tutto sia pronto per i carichi in elicottero per i prodotti e le attrezzature e va fatta una scelta sul personale da impiegare.

Quali investimenti avete fatto in questi tre anni per migliorare la fruizione del rifugio?
Ci limitiamo alle cose sostanziali. Già alla seconda stagione, nel 2018, abbiamo acquistato due tende sospese – Tree Tents –, aggiungendone una terza la scorsa primavera, per far provare una nuova esperienza ai nostri clienti, dormendo sospesi nel verde attorno al rifugio. Si è rivelata un’idea vincente.
A fine 2018 dopo la tempesta “Vaia”, che modificava pesantemente vaste zone di bosco e sentieri, siamo intervenuti sul riutilizzo del legno degli alberi abbattuti, trasformandoli in arredo, grazie a due artisti della motosega: una nuova fontana, un trattore, una struttura con due altalene, un’insegna all’arrivo del rifugio e due ‘binocoli’ rivolti verso la cima Adami che fronteggia l’entrata. E poiché il sentiero non era più agibile a causa degli schianti, abbiamo provveduto a liberarlo – più facile a dirsi che a farsi. Quest’anno Covid-19 ha modificato tutti i nostri piani e sconvolto ogni programmazione.


Il CAI e l’Assorifugi Lombardia hanno chiesto da subito alle istituzioni una attenzione specifica per la montagna e le sue attività.
Credo che la richiesta primaria sia di cercare di comprendere, superata la priorità dell’aspetto sanitario, le esigenze diverse per le tante realtà lavorative. Alberghi, Hotel, Villaggi, Campeggi, Agriturismi, Affittacamere, Affittacase, B&B e Rifugi sono tutti soggetti impegnati nell’ospitalità dei clienti, ma in contesti e spazi diversi che rendono necessaria l’applicazione di regole ad hoc per ciascuna realtà. La standardizzazione delle regole crea difficoltà in più.

Sono appena uscite, in ritardo, le norme di Regione Lombardia sui rifugi alpini e bivacchi. Quali i punti salienti e quale fattibilità? 
Direi che esser rimasti ‘sospesi’ fino al 18 di maggio ha certamente ritardato alcune nostre programmazioni e complicato alcune valutazioni in merito a personale e quantità di prodotti da acquistare per il trasporto in elicottero.
I punti salienti riguardano il distanziamento tra le persone, la sanificazione frequente di ogni cosa, l’utilizzo di DPI. Per noi lavorare tutto il giorno con mascherine e guanti richiederà certamente ulteriore sforzo e difficoltà. Avremo probabilmente necessità di fare più turni per i pasti, ma sono certo della collaborazione degli utenti che ci aiuteranno a rispettare ogni prescrizione obbligatoria ed utile. Fortunatamente abbiamo molto spazio all’aperto, dove i tavoli erano già abbondantemente distanziati fra loro. Le regole per il pernottamento sono al momento troppo restrittive per pensare che i clienti – al di fuori di gruppi familiari –  possano serenamente pensare di passare la notte in quota.


Quando partirete e con che stato d’animo? Che consigli ci date per diventare sostenitori di una buona stagione in montagna e alleati dei rifugisti?
Entro il primo fine settimana di Giugno contiamo di essere operativi. Iniziamo con ottimismo e carichi di voglia di fare, e bene. Mai come quest’anno c’è bisogno di uno spirito collaborativo che aiuti tutta la filiera della montagna. Per noi, per i collaboratori, per i fornitori dei nostri paesi, per i prodotti di questa terra che cerchiamo di mettere nel piatto e di far conoscere ai nuovi turisti che arrivano in Valle Camonica. Invitiamo, laddove possibile, a non aspettare esclusivamente il weekend ma a preferire i giorni infrasettimanali. Ed avere sempre una buona attrezzatura con sé, comprensiva quest’anno anche del proprio igienizzante e DPI.
Per il resto, non vediamo l’ora di accogliere gli amanti e chi verrà a scoprire la montagna, condividendo insieme le sue meraviglie.

Alessio Domenighini e Margherita Moles