Nel dramma, tracce di ironia

Di Bruno Bonafini

Già l'aveva intuito Oscar Wilde quanto possa contare un nome (vedi "L'importanza di chiamarsi Ernesto": ovvero Onesto, in inglese). Lo sta sperimentando in negativo la multinazionale che commercializza la nota birra Corona.
Corona proprio come il virus della nostra quotidiana battaglia contro morbo e contagio. E che tra i tanti guai che ci sta procurando, e dei lutti conseguenti, ha comportato pure un drastico calo delle vendite prima, e del valore delle azioni della casa produttrice poi, della nota e finora pregiata birra Corona.
C'è chi ha letto il fatto come l'ennesimo segno dell'impazzimento diffuso o addirittura della stupidità della gente. Più semplicemente lo interpreto come ironico e scaramantico gesto di alleggerimento psicologico in un contesto preoccupante. Anche rapportandolo ad un fatto analogo ma di esito opposto: l'aumento sensibile della vendita di sardine in scatola registrato nei supermercati italiani nei mesi in cui esplodeva il fenomeno delle Sardine nelle piazze italiane.
Stupidità o saggezza non sono le categorie giuste in cui incasellare fenomeni di tal fatta. Ironia e gusto della battuta, verbale o metaforica, prevalgono nettamente. E sono un modo per non prenderci troppo sul serio, o sul tragico, nemmeno nei  momenti più brutti. Che oltretutto può anche aiutare.